Auto imbottite di droga per rifornire la Sicilia

hanno portato a termine l’operazione denominata “Gatto Selvatico”, sortendo 22 ordinanze di custodia cautelare in carcere, in più aree del territorio italiano. Un bilancio certamente rilevante, che si colloca sullo sfondo della guerra di mafia in atto nel paese di Bronte, sul versante Nord dell’Etna. I gruppi mafiosi ostili, capeggiati rispettivamente dai pregiudicati Francesco Montagno Bozzone e Salvatore Catania, si fronteggiavano, da diverso tempo, al fine di ottenere la supremazia in affari illeciti, quali estorsioni e traffico di stupefacenti, nel “mercato locale”. L’inchiesta, benché relativa principalmente alla cittadina siciliana, è stata estesa anche ad altre zone del suolo della penisola, a seguito dello spostamento di taluni affiliati, intenzionati a rifornirsi di sostanze stupefacenti da immettere poi nel circondario di Bronte. Mentre, infatti, i Militari svolgevano le operazioni di pedinamento e di intercettazione, che hanno portato, tra le varie cose, al rinvenimento e al sequestro di numerose armi in possesso della cosca Catania, si è scoperto dell’esistenza di un’altra struttura associativa parallela, finalizzata al traffico e allo spaccio di droga, con intermediari che curavano i contatti con i fornitori dislocati nelle aree dell'hinterland fiorentino e del suburbio meneghino. In particolare, per quanto riguarda le modalità esecutive del milanese, si è compreso che le sostanze illegali venivano acquistate dagli associati (Nunzio Galvagno e Luca Lo Foco a Vizzolo Predabissi e Davide Gambino a San Giuliano Milanese) e successivamente occultate all’interno di automobili a noleggio o di proprietà di soggetti compiacenti. Attraverso laboriose modifiche, realizzate in un’officina della zona, la droga veniva quindi posizionata internamente ai serbatoi delle vetture o in appositi scomparti ricavati nelle parti scatolate delle carrozzerie, per eludere i controlli dei cani.

M.Z.