Giovane tossicodipendente partorisce nel “boschetto della droga” a Rogoredo

Madre e figlio stanno bene, ma il piccolo potrebbe dover essere sottoposto a terapie per l’assunzione fetale di stupefacenti. Lucente (FdI): «Inaccettabile in una città civile»

Ha partorito in una cascina diroccata, dopo aver assunto una dose di droga. È accaduto a Milano, nella famigerata zona del “boschetto dello spaccio” di Rogoredo. La mamma, una donna ucraina tossicodipendente di 28 anni, e il bambino, stanno bene, anche se sono stati portati in ospedale per essere monitorati. Tutto è accaduto nella notte fra domenica 19 e lunedì 20 maggio. Lo riferisce la polizia, che è intervenuta sul posto su richiesta del 118 i cui soccorritori hanno assistito al parto dopo essere stati chiamati da un connazionale della donna, attorno alle 2 del mattino. Secondo quanto reso noto successivamente dal 118, la madre aveva assunto droga in gravidanza, e quindi è stata portata insieme al figlio alla clinica Mangiagalli: è quindi probabile che il piccolo debba essere sottoposto a terapie per l'assunzione fetale di stupefacenti. «Certe cose a Milano nel 2019 non possono accadere – commenta Franco Lucente, capogruppo di Fratelli d’Italia in Regione Lombardia -. Una giovane tossicodipendente ha partorito vicino al boschetto della droga di Rogoredo, in una cascina abbandonata tra siringhe usate, sporcizia e chissà cos’altro. Ci rallegriamo che il bambino e sua madre stiano bene, ma poteva finire molto peggio e questo non è accettabile in una città civile. Ricordiamo – conclude Lucente con accento polemico -che mentre il Prefetto programmava più interventi al boschetto, Beppe Sala parlava ancora di “un’idea di un recupero”. Qui servono i fatti, non le speranze e le belle parole».
Redazione Web

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