Travaglio e Dalla Chiesa condannati, dovranno risarcire a Lucente i danni, le spese legali e pubblicare la sentenza su Il Fatto Quotidiano

Il tribunale di Milano ha ritenuto illecito e lesivo della reputazione del Consigliere regionale di FDI l’articolo “La società civile contro i mafiosi. La Lombardia sente, vede e parla” pubblicato sul Fatto Quotidiano il 28 gennaio 2017

Marco Travaglio e Nando Dalla Chiesa

Marco Travaglio e Nando Dalla Chiesa

«Il tribunale di Milano ha condannato Nando Dalla Chiesa, Marco Travaglio e l’Editoriale Il Fatto per diffamazione nei miei confronti: dovranno pagarmi i danni per 15mila euro, pubblicare la sentenza sul giornale e rifondermi le spese legali. Il tribunale ha infatti ritenuto illecito e lesivo della mia reputazione l’articolo “La società civile contro i mafiosi. La Lombardia sente, vede e parlapubblicato sul Fatto Quotidiano il 28 gennaio 2017», dichiara con soddisfazione Franco Lucente, consigliere regionale di Fratelli d’Italia, che all’indomani delle dichiarazioni contestate, quando ricopriva il ruolo di sindaco di Tribiano, in una infuocata conferenza stampa aveva dichiarato «Essere calabrese non significa essere mafioso».

Il Presidente del Gruppo consiliare di Fratelli d’Italia in Regione ha spiegato cosa aveva sostenuto il sociologo Nando Dalla Chiesa: «Tribiano, sud est milanese, è finita con i suoi rapporti tra politica e gruppi calabresi all’attenzione della Commissione parlamentare antimafia, grazie a giovani senza potere che hanno messo in fila i dati: dalle residenze assunte da compaesani del sindaco Franco Lucente (Petilia Policastro) nei mesi pre-elettorali fino alle auto bruciate in una notte a capogruppo dell’opposizione, a sua moglie e a un altro consigliere dopo una richiesta di accesso ad atti pubblici scottanti». Nonostante il Comune di Tribiano non figurasse nemmeno nell’elenco pubblicato dalla Commissione antimafia il 19 gennaio 2017 e in nessun verbale, in alcune dichiarazioni alla stampa anche l’allora Presidente della Commissione antimafia  Rosy Bindi citò Tribiano come comune problematico.

«Nando Dalla Chiesa scrisse che – spiega Franco Lucente -, in occasione delle elezioni, molti miei compaesani originari di Petilia Policastro in Calabria avrebbero preso residenza a Tribiano al fine di aiutarmi nelle votazioni. Ma nessun cittadino del mio paese di origine, o dell’intera provincia di Crotone, ha spostato la residenza nei due anni precedenti alle elezioni amministrative (tenutesi nel maggio 2014). Per quanto riguarda le auto date alle fiamme di proprietà della moglie e del capogruppo dell’opposizione, lo stesso consigliere Landenna ha dichiarato di non essere a conoscenza del suddetto atto vandalico, e che sì l’auto ha subito un furto e danneggiamento (senza incendio), ma si tratta di un fatto estraneo all’evento riportato da Il Fatto Quotidiano. La sentenza del tribunale è una vittoria non solo per me, ma anche per i cittadini di Tribiano e per tutti i calabresi. Non si può lasciar passare il concetto che se uno è nato in Calabria allora è un mafioso. La sentenza ridà dignità a tutti i calabresi troppo spesso infamati e attaccati ingiustamente. Ringrazio - conclude l'ex sidnaco di Tribiano - l’avvocato Giovanna Caruso che ha seguito tutto l’iter processuale. Adesso aspettiamo anche la sentenza penale».