La testimonianza della nostra Protezione civile accorsa in Liguria: «È tutto da rifare»

Il volontario Enrico Moles racconta la sua esperienza.

In seguito alla disastrosa alluvione, tutta l’Italia si è stretta intorno alla Liguria: da più parti sono arrivati aiuti e messaggi di solidarietà, ma forse chi più di tutti ha contribuito ad arginare i danni e a fare ripartire la regione è stata la Protezione civile con i suoi volontari, che sono stati pronti a intervenire al fianco delle Forze dell’ordine. Enrico Moles, volontario del Gruppo intercomunale di Paullo e Tribiano, è partito con altri cinque volontari del Sud Est Milano, tra cui uno di Settala, due di Peschiera Borromeo, uno di San Zenone e uno di Cerro al Lambro, alla volta di Borghetto di Vara, dov’era allestita la sede operativa della Protezione Civile, e dove erano attivi circa 300 volontari provenienti da tutta Italia. «Avevo dato la mia disponibilità a intervenire – fa sapere Moles – e sono stato chiamato perché servivano volontari che avessero dimestichezza con la motosega, da affiancare al Corpo Forestale: prima di andare in pensione era un attrezzo che usavo frequentemente sul lavoro». La Val di Vara, infatti, era stata resa impraticabile dall’alluvione poiché il terreno si era dissestato e diversi alberi erano caduti, senza tuttavia sradicarsi completamente: c’era quindi bisogno di qualcuno che fosse in grado di tagliarli e che svolgesse le necessarie operazioni di bonifica. La settimana di missione è iniziata il 9 novembre ed è terminata il 16: in questo tempo i volontari hanno tagliato gli alberi abbattuti e rimosso la vegetazione che ostruiva argini e strade. «Nonostante l’emergenza si consideri chiusa e tutti i volontari siano stati, per il momento, rimandati a casa – ha dichiarato il signor Enrico – , c’è ancora molto lavoro. Strade, ponti… è tutto da rifare. Noi abbiamo dato un aiuto, ma certamente non abbiamo risolto». Per quanto riguarda lo stato d’animo della popolazione, Moles non è in grado di dirci molto, avendo lavorato sempre in zone non abitate; tuttavia, dice di avere avvistato alcuni Scout muniti di motosega per cercare di migliorare più in fretta la situazione: «Solo persone disperate, che hanno perso tutto, possono arrivare a mettere da parte la loro sicurezza».
Silvia Arrigoni