Federico Valera, da libraio a scrittore comico-demenziale. E non pensate male dei “postumi”: sono quelli della stanchezza!
Tre. Scritti coi postumi. Federico Valera da tempo impegnato su palcoscenici di circoli e associazioni culturali del territorio, per volontà di un editore ha trasformato i suoi canovacci in un libro.
Tre - Scritti coi postumi. Questo il titolo del libro edito di recente da Vololibero e scritto dal peschierese Federico Valera. Di professione libraio e papà di tre figli. Dal suo mestiere e dalle più disparate uscite editoriali che sistema sugli scaffali della libreria dove lavora ha preso spunto per scrivere pezzi comici che porta in scena sulle assi di palcoscenici di circoli e associazioni culturali. Insieme al collettivo artistico Baravaj, di cui fa parte. Notato dall’editore, è stato spronato a ordinare i suoi canovacci in 173 pagine di umorismo. Il 10 giugno scorso Valera ha partecipato alla prima edizione del salone del libro di Milano dove, dalle parti di via Mahler, ha presentato al pubblico, in versione teatralizzata, la sua ultima fatica.
Tre - Scritti coi postumi. Come nasce questo titolo?
Non da quello che si potrebbe pensare. I postumi sono quelli dell’orario in cui suona la sveglia. Lavoro e ho una famiglia composta da tre ragazzi. Per riuscire a scrivere mi alzo all’alba.
Ci può parlare del suo libro?
È strutturato in tre parti. La prima s’intitola "Tre passi in libreria". E sono pagine dissacranti nei confronti di un certo tipo di manualistica che viene venduta e con cui si riempiono gli scaffali. La seconda parte, "Animali3mendi", è un divertissement disimpegnato. Una sorta di documentario su specie improbabili che ho ideato mentre viaggiavo in moto sulla Paullese. Notavo sacchetti di plastica lungo la carreggiata, ho pensato ad animali, a storpiare la realtà, ed ecco che sono usciti i pezzi che ho scritto. La terza, invece, suona così: dopo “Il profeta” e “Il giardino del profeta”, il mondo della spiritualità può finalmente ammirare “La barba del profeta”. Un capitolo sempre dissacrante, ma questa volta nei confronti di una certa spiritualità spiccia e di un autore come Kahlil Gibran.
In alcuni passi usa parole volgari. Qual è la sua idea di comicità?
Bisogna vedere che cosa si intende per volgarità. Alcune espressioni “basse” fanno parte della commedia e della comicità. Trovo molto più volgari certi contenuti e titoli furbi che vengono venduti, per esempio, sotto Natale.
Achille Campanile e il primo Woody Allen.
Alessandra Moscheri