Gianfranco Bruschi ricorda gli anni della guerra in un libro

Gianfranco Bruschi dal 2007 partecipa a una serie di incontri-lezioni in cui parla agli allievi dei fatti che hanno sconvolto il mondo nel periodo che va dal 1940 al 1945. Per fare questo parte dalla sua tragica esperienza personale. Nel retro copertina si possono leggere massime di uomini politici e di religione, storici, letterati e filosofi. Il signor Bruschi afferma che a pensarci bene vorrebbe intitolare il suo testo “I due sorrisi”. Non è un caso. L’autore ha stampato negli occhi l’ultimo sorriso che il padre gli ha indirizzato prima di morire coraggiosamente da martire e quello sarcastico e beffardo del soldato tedesco che lo ha fucilato. La prima parte del libro contiene un excursus storico arricchito da poesie, riproduzioni di pagine di giornale, cartine geografiche e testimonianze. Nella seconda viene descritta la vita quotidiana sotto il regime fascista. Nella terza, invece, strettamente autobiografica, l’autore ripercorre i luoghi e i personaggi della sua infanzia. Indimenticabili le pagine in cui Bruschi tratteggia la figura della donna sordomuta che spesso era ospite a casa sua e del ragazzo con un handicap che voleva salire sul calesse di famiglia. Molti si potranno riconoscere nei ricordi inerenti alle prime passeggiate serali per recarsi al cinema, ai primi innamoramenti, alle prime fughe da casa e alle zuffe con altri bambini che poi sarebbero diventati cari amici. E poi la svolta. La morte del padre, la vita nel collegio per orfani, l’allontanamento dalla mamma e la vicinanza e l’affetto di una cara zia. L’ultima pagina contiene una dedica ai giovani. E di studenti Gianfranco Bruschi ne ha ormai incrociati circa 1800. Ogni tanto durante il libro sorge un interrogativo sulla strage che ha colpito Spino d’Adda. Qualcuno, durante il passaggio della colonna tedesca, in fuga, verso la Germania , sparando e colpendo un soldato tedesco forse non si rendeva conto del gesto sconsiderato che stava per compiere. Dieci vittime sono morte da martiri. Da Gianfranco Bruschi sotto il dolore non trapela mai una parola di odio.

Alessandra Moscheri