Condanna a 20 mesi per l’investitore del giovanissimo sangiulianese Sebastiano Pizzelli. La madre: «Ecco quanto vale la vita di Sebastiano»

«Siamo profondamente indignati. Speravamo di avere a che fare con la “Giustizia”, ma i fatti dicono altro. Ecco quanto vale la vita di Sebastiano».

Con queste lapidarie parole Cristina Omini ha accolto la condanna per omicidio colposo di S.C., il giovane automobilista che ha travolto e ucciso suo figlio, il 14enne Sebastiano Pizzelli, mentre attraversava la via Emilia a San Giuliano. Sebastiano si è spento Il 18 ottobre del 2011, dopo circa 6 giorni di agonia presso il reparto di Terapia Intensiva dell’ospedale Niguarda, dove il giovanissimo era stato trasportato sin da subito in condizioni disperate.

Nella mattinata del 12 ottobre, il 14enne era stato travolto dalla Renault Clio condotta dal neopatentato S.C., mentre si apprestava a salire sull’autobus che lo avrebbe portato a scuola. Nelle scorse settimane, dopo il processo celebrato con rito abbreviato, l’investitore era stato condannato in primo grado a 20 mesi di reclusione, poi sospesi con la condizionale, e alla sospensione della patente per 2 anni.

Durante il dibattimento era stato evidenziato come, al momento dell’impatto, l’automobilista procedesse a velocità sostenuta e avesse occupato la corsia riservata alla svolta a sinistra per sorpassare alcune auto ferme al semaforo che lo precedevano. Ma proprio la natura della sentenza, soprattutto alla luce di quanto emerso in sede processuale, ha suscitato la reazione indignata della madre di Sebastiano.

Sebastiano Pizzelli

«Dopo due anni e tre mesi dalla morte di Sebastiano – è stato lo sfogo della signora Cristina - , la pena inflitta è stata di un anno e otto mesi e due anni di sospensione della patente. Ma ci rendiamo conto? Venti mesi, non un giorno di pena da scontare, nemmeno ai servizi sociali, ma che esempio può essere per nostra società?». «E’ questo quello che può valere la vita di un ragazzo? – ha concluso con amarezza la madre di Sebastiano - I fatti raccontano di persone incarcerate per reati “minori” e di pene irrisorie per chi ammazza alla guida. Chiediamo subito il reato di omicidio stradale».

Alessandro Garlaschi