La città di Segrate rende omaggio ai Martiri delle Foibe: «siamo italiani e non dimentichiamo i nostri morti» |VIDEO|

Micheli: «Non ci sono gli italiani del 25 aprile e quelli del 10 febbraio, ci sono momenti e luoghi dove deve esserci solo l’Italia».

Il sindaco Micheli con Piero Tarticchio mentre pronuncia il discorso solenne

Il sindaco Micheli con Piero Tarticchio mentre pronuncia il discorso solenne

«Il Giorno del Ricordo, istituito con la Legge 30 marzo 2004 n. 92 e celebrato il 10 febbraio di ogni anno – commenta il sindaco Paolo Micheli -, vuole conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo degli istriani, dei fiumani e dei dalmati italiani dalle loro terre durante la Seconda Guerra Mondiale e nell’immediato secondo dopoguerra, e della più complessa vicenda del confine orientale».

Si è tenuta lunedì 11 febbraio 2019 al giardino di via Grandi la cerimonia per commemorare i Martiri delle foibe e dell'esodo Giuliano Dalmata, alla presenza delle associazioni cittadine e del segratese Piero Tarticchio, presidente del Centro di Cultura Giuliano-Dalmata. Sempre lunedì 11 febbraio  alle ore 18 al Centro Verdi di via XXV Aprile è in programma per il Giorno del Ricordo la presentazione del suo libro "Maria Peschle e il suo giardino di vetro", un volume dedicato “a quelli che scappano, a tutti gli esuli del mondo dispersi come foglie dal vento della storia”.

«C’è una frase del teologo tedesco Dietrich Bonhoeffer – pronuncia il sindaco Paolo Micheli nel suo discorso solenne -  che mi piace ripetere sin dalla prima volta che la sentii al liceo: 'L’inizio dell’amore per il prossimo sta nell’imparare ad ascoltare le sue ragioni'.Proprio in questo momento, mentre ci parliamo, ci sono persone alle quali non interessano le ragioni del prossimo e che lavorano per dividere, esperti di comunicazione e strategia fedeli a una sola politica, quella per cui vale tutto. Bene, anche a loro voglio dire che ci sono momenti e luoghi che non ci sono un'Italia di destra o un'Italia di sinistra: c'è solo l'Italia. Non ci sono gli italiani del 25 aprile e quelli del 10 febbraio, italiani del nord e quelli del sud, italiani che credono nell'Europa e altri che credono nella Padania, italiani che credono nella difesa degli ultimi e altri che dicono prima gli italiani: ci sono momenti e luoghi dove deve esserci solo l’Italia. I massacri delle foibe fanno parte della storia dell’Italia e degli italiani. Diverse migliaia di persone, tra cui anche donne e bambini, furono trucidate tra il 1943 e il 1945, gettate spesso ancora vive nelle fosse carsiche. C'è chi è sparito e non se ne è mai saputo più nulla. Una tragedia che l’anno scorso, visitando di persona quei luoghi, oggi diventati musei a cielo aperto, ho toccato da vicino. Una tragedia che ha travolto oltre 250 mila italiani costretti ad abbandonare le loro case dalla Venezia Giulia e dalla Dalmazia, in un esodo forzato tutto italiano che potrebbe ricordare le moderne migrazioni: persone che fuggono da dittature, prepotenze, barbarie, rastrellamenti e uccisioni di massa; scappano portando con se una valigia, poche cose e là dove migrano, là dove chiedono aiuto e accoglienza, invece vengono respinte ed emarginate. Per molti anni è stata negata persino l’esistenza di questo massacro, come ancora oggi si nega l’olocausto ebraico. Tra questi negazionisti ci furono anche importanti esponenti della nostra politica nazionale. Ma chi ama la verità e l’Italia tutta, non solo una parte, ha il dovere di testimoniare la storia. Oggi quindi vogliamo far sapere ai parenti delle vittime di allora, che l’Italia non si dimenticherà mai di loro e della storia. Non siamo tifoserie organizzate. Abbiamo la responsabilità di conoscere ciò che è avvenuto, per non ripetere più gli stessi errori.
A chi mi chiede perché la città di Segrate tenga così tanto a commemorare i Martiri delle foibe, ai quali in questo parchetto è dedicato questo piccolo monumento, la mia risposta è questa: semplicemente perché siamo italiani
e - conclude il primo cittadino di Segrate - non dimentichiamo i nostri morti, né oggi né mai».