Segrate, colpo in gioielleria: individuati i rapinatori

La coppia aveva assaltato l’esercizio commerciale a maggio dello scorso anno, chiudendo nel retrobottega i due anziani titolari. Durante la fuga erano quasi stati bloccati da una pattuglia della polizia locale di Peschiera

I banditi in azione nelle immagini delle telecamere della gioielleria

I banditi in azione nelle immagini delle telecamere della gioielleria

Erano banditi “itineranti”, perché assaltavano gioiellerie in tutta Italia senza mai fermarsi troppo a lungo in un posto, giusto il tempo di preparare il blitz e metterlo in atto. Sono loro, L.A. e D.T., di 28 e 36 anni, entrambi napoletani, i responsabili del colpo alla gioielleria “Pelagatti” messa a segno in via Roma a Segrate, il 18 maggio del 2019. A conclusione di indagini complesse e meticolose, i carabinieri della Compagnia di San Donato sono alfine riusciti a dare un volto e un nome ai due malviventi, subito fuggiti dopo aver rastrellato preziosi per almeno 25mila euro. Nei giorni antecedenti la rapina, L.A. e D.T. avevano svolto un sopralluogo, poi erano entrati in azione. Il primo era entrato nella gioielleria fingendo di avere un bracciale da far riparare, distraendo così gli anziani titolari, marito di 76 anni e moglie di 70. Pochi minuti dopo il secondo aveva fatto irruzione, aggredendo il gioielliere alle spalle e puntandogli una pistola alla testa. Quindi i coniugi erano stati chiusi nel retrobottega e i banditi si erano allontanati con il bottino a bordo di una vecchia Fiat Uno, risultata rubata a Bergamo, dirigendosi verso Peschiera dove ad aspettarli c’era una seconda auto “pulita” con cui fare ritorno a Napoli già in giornata. Durante la fuga, però,  avevano incrociato una pattuglia della polizia locale peschierese e, poiché le centrali operative avevano già diramato la nota di ricerca della macchina, i vigili si erano messi all’inseguimento, purtroppo inutilmente. Ma su quella Uno poi abbandonata L.A. e D.T. avevano lasciato alcuni capi di abbigliamento e delle impronte, da cui i carabinieri avevano poi ricavato il loro profilo genetico. Mercoledì 3 febbraio i due sono quindi stati raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare: L.A. si trovava già in carcere e D.T. ai domiciliari in relazione a un colpo ad una gioielleria di Follonica, in provincia di Grosseto.
Redazione Web

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