Flavio Pirini, il “cantautore acrobata” di Caleppio, in equilibrio tra musica, teatro e cabaret

Noi di 7 giorni lo abbiamo incontrato e ne abbiamo approfittato per parlare di cultura e cabaret nelle periferie

Flavio Pirini è un cantautore che vive nel Comune di Settala. Ha studiato canto, ma la sua scuola è stata la gavetta. Sempre in bilico tra poesia, musica e umorismo. Elementi che confluiscono nel suo stile che non esita a definire «circa, intorno, quasi teatro canzone». Giusto per evitare parallelismi con Giorgio Gaber, tra gli artisti che lo hanno ispirato. Ha collaborato con il regista Renato Sarti, con Radio Popolare e Life Gate. Spesso divide la scena con musicisti, ospiti e comici, tra cui Flavio Oreglio. Ora è in scena ogni primo sabato del mese alla “Svolta” a Rozzano con le bands TekaP e gli Ottavo Richeter, mentre ogni ultima domenica del mese si esibisce al circolo “Agorà” di Cusano Milanino nello show “Odio la domenica”.

Lei si definisce cantautore acrobata. Che cosa intende?

La definizione, attualmente, potrebbe calzare per molti artisti e lavoratori, che fanno i salti mortali per continuare a fare la propria professione. Nel mio caso in particolare è un modo per definire in maniera simpatica lo stare in equilibrio tra musica, teatro e cabaret.

Lei vive a Caleppio. Ha scelto di porre le sue basi qui, ma frequenta poco, a livello professionale, questa parte dell’hinterland milanese. Che cosa ne pensa delle realtà culturali periferiche, in particolare di questa area, e di chi gestisce i teatri?

Spesso le periferie si autoproclamano tali nelle scelte che fanno. Siamo tutti abituati a vivere in zone dove ci sono moltissimi bar, ma non ci sono teatri, cinema e nemmeno club per la musica dal vivo. Chi gestisce la cultura o il divertimento, che sia un amministratore o un privato, si accontenta di organizzare la sagra o la festa patronale, con tutto il rispetto per tali iniziative. Anche i cittadini soffrono di questa mentalità autoghettizzante e spesso si disinteressano di ciò che avviene a cento metri da casa per cercarlo nella città. Inutile comunque qualsiasi sforzo senza una gestione anche urbanistica dei luoghi. Se si costruisce un quartiere di sole case, senza spazi di convivenza, sarà pressoché impossibile poi creare aggregazione tra i cittadini. Dove queste realtà esistono, quasi sempre su iniziativa dei giovani, sopravvivono tra mille difficoltà. Nella gestione di questi rapporti e iniziative è fondamentale un'amministrazione sensibile e motivata. Ora però chiedo scusa se da cantautore mi sono improvvisato esperto urbanista e sociologo.

Che cosa consiglia ai ragazzi che vorrebbero intraprendere la strada di attore/cabarettista?

Mi sento di dire di lavorare e studiare, diversamente si rischia di seguire falsi obiettivi.

Alessandra Moscheri