24 marzo 1944: Eccidio delle Fosse Ardeatine

Questi martiri, insieme a tutte le altre vittime civili della barbarie nazifascista, appartengono alla nostra memoria collettiva: custodirne il ricordo rappresenta un dovere civile e morale per ognuno di noi.

Mausoleo Fosse Ardeatine

Il 24 marzo ricorre il settantanovesimo anniversario della stage delle Fosse Ardeatine. Nelle cave di pozzolana, situate nei pressi della via Ardeatina, furono trucidati 335 uomini come rappresaglia per l'azione partigiana di Via Rasella, che il giorno precedente aveva causato la morte di 33 soldati tedeschi. La storia narra che Adolf Hitler, furioso per il successo dell'attacco dei partigiani, dette l'ordine per una reazione che "facesse tremare il mondo" e il comando tedesco di Roma decise la "punizione esemplare". Per ogni tedesco morto sarebbero stati uccisi dieci italiani. Il capo della Gestapo a Roma, Herbert Kappler, iniziò subito a stilare la lista, usufruendo, principalmente, dei nominativi delle persone incarcerate, di chi doveva essere ucciso. Furono individuate 335 uomini e ragazzi, tra detenuti civili e militari, ebrei e semplici sospetti antifascisti, che sarebbero morti poche ore dopo con un colpo di pistola alla nuca. La maggior parte delle vittime erano detenuti politici, civili e militari, ma anche cittadini comuni rastrellati per la strada. A tenere in mano la lista, spuntando i nomi delle persone già uccise, fu il vicecomandante del quartier generale della Gestapo a Roma, Erich Priebke. Completate le esecuzioni, i nazisti fecero saltare con dell'esplosivo gli ingressi delle cave per nascondere all'interno i cadaveri e allo stesso tempo rendere di difille individuazione il luogo della strage. Solo a strage avvenuta i cittadini romani si resero quindi conto del crimine che era stato perpetrato dai nazisti, ma fu solo dopo la Liberazione che si poté procedere all'esumazione dei cadaveri e al loro riconoscimento. Nonostante ciò, ancora oggi sette corpi non sono stati identificati. Questi martiri, insieme a tutte le altre vittime civili della barbarie nazifascista, appartengono alla nostra memoria collettiva: custodirne il ricordo rappresenta un dovere civile e morale per ognuno di noi. Occorre che la memoria di quello che è successo sia un monito a tenere sempre nel nostro agire la tutela della vita e della dignità umana, a maggior ragione oggi con degli scenari di guerra che potrebbero cambiare il quadro geopolitico dell’Europa e del mondo.

“Cerchiamo di vivere in pace, qualunque sia la nostra origine, la nostra fede, il colore della nostra pelle, la nostra lingua e le nostre tradizioni. Impariamo a tollerare e ad apprezzare le differenze. Rigettiamo con forza ogni forma di violenza, di sopraffazione, la peggiore delle quali è la guerra.” – Margherita Hack

Moreno Mazzola