Peschiera, il maestro Rocco Carbonara sul passaggio di consegne della Scuola Civica di Musica

Intervista al maestro Rocco Carbonara dopo quindici anni alla guida della Scuola Civia comunale G.Prina

Una manifestazione comunale della Scuola Civica G. Prina

Una manifestazione comunale della Scuola Civica G. Prina Il primo da sinistra il Maestro Rocco Carbonara

«Dico sempre ai miei allievi che quando si partecipa ad un concorso si deve accettare il risultato»

Il 2 agosto 2017 è stata assegnata, attraverso gara pubblica, la gestione della Scuola Civica di Musica G. Prina all’Associazione A.P.E. (Accademia dei Poeti Erranti). Dopo quindici anni cambia la direzione della scuola e dopo aver riportato, nelle scorse settimane, le testimonianze dei genitori siamo riusciti a contattare il maestro Rocco Carbonara.

Buongiorno maestro, a poco più di un mese dalla sconfitta del bando, vuole raccontarsi?
«Buongiorno. Non c’è nulla da raccontare. Sono sereno e dopo tanti anni legato a questa scuola non ho nessun rammarico. Ho avuto modo, con il mio lavoro, di raggiungere un sacco di obiettivi e soddisfazioni importanti; non ultime le parole di stima espresse dall’assessore e dal sindaco che mi hanno fatto davvero piacere. Io per primo dico sempre ai miei allievi che quando si partecipa ad un concorso si deve accettare il risultato a priori. A volte si vince, a volte di perde. Lo accetto serenamente, ovviamente mi spiace, ma fortunatamente, professionalmente, non sono sprovvisto di conoscenze ed esperienze, per chi vuole intendere».

Dal punto di vista della partecipazione al concorso, secondo lei, cosa hanno valutato del progetto? 
«Ma guardi io ho visto che il mio progetto, presentato dalla cooperativa Musica e Muse, ha ricevuto un punteggio molto basso, decisamente basso. Non discuto i criteri della commissione, non sta a me farlo e non intendo neanche creare una polemica dove decisamente non c’è. Io credo semplicemente che tutti i progetti siano stati esaminati con lo stesso righello di valutazione e il mio non sia stato all’altezza».

Nelle settimane scorse abbiamo pubblicato una lettera di sdegno dei genitori nei confronti della situazione della Scuola. Secondo lei era necessario fare questa gara? Le hanno mai dato la possibilità di continuare il lavoro fatto? 
«No e penso che sia stato corretto così, ad essere sincero. Ci sono cose che mi sento di dire e altre riflessioni che restano mie. Il mio rispetto è per chi lavora, per chi amministra e io penso di aver lasciato un bel ricordo. Io vado per la mia strada e questo è il mio commento. Già il fatto di aver lasciato un bel ricordo, come la lettera di stima, è un risultato non indifferente. Poi ci sta che tanti siano dispiaciuti della fine ma c’è sempre dell’amarezza ad un passaggio di consegne».

Molti dei vecchi insegnanti sono stati chiamati per andare a insegnare però secondo il bando ogni associazione dovrebbe portare il proprio direttore e i propri insegnanti, cosa può dire a riguardo?
«Per me è inutile commentare queste mosse; se la mia idea di scuola non è piaciuta allora ne prendo atto. Nel corso degl’anni ho fatto un lavoro esclusivamente in ambito accademico che portasse avanti un percorso culturale che servisse ai nostri ragazzi. Ho sempre seguito il binomio educazione-formazione e i numeri li avevo: più o meno 300 allievi con liste d’attesa; c’era una risposta e potrà esserci anche in futuro ad un progetto diverso dal mio.  Io sono sereno e faccio un serio in bocca al lupo a chi prenderà in mano questa scuola, alla fin fine sono dei colleghi e non posso che augurargli il meglio».
Giulio Carnevale, Mattia Russo