Progressisti disillusi: il Movimento 5 Stelle e la devastazione economica del Paese
Dall'illusione del cambiamento alla realtà dei disastri finanziari, il conto salato delle politiche pentastellate, un fallimento annunciato. Sempre più parti politiche prendono le distanze da un declino inarrestabile

Negli ultimi anni, il panorama politico italiano ha assistito a una crescente disillusione nei confronti del Movimento 5 Stelle (M5S). Nato come forza rivoluzionaria con l'obiettivo dichiarato di scardinare le vecchie logiche partitiche, il M5S si è progressivamente rivelato un movimento privo di una visione politica coerente, caratterizzato da incompetenza e populismo.
Le critiche trasversali: da Calenda al Giorgia Meloni
Nel weekend, durante il congresso di Azione a Roma, Carlo Calenda ha espresso un giudizio lapidario sul M5S, affermando che "l'unico modo per avere a che fare con il Movimento 5 Stelle è cancellarlo" . Questa dichiarazione, accolta con isterismi collettivi da parte degli ex grillini, evidenzia come le critiche al M5S non siano più appannaggio esclusivo di Fratelli d'Italia, di Forza Italia e di numerosi esponenti della destra liberale, ma provengano anche da forze centriste e progressiste.
Il centrodestra da sempre e il centrosinistra solo nella fase inziale, hanno bollato il M5S come un movimento antipolitico e incompetente, privo di una reale comprensione della politica con la "P" maiuscola. Iconico fu il confronto in TV fra Bersani e Grillo. Le accuse di inadeguatezza politica e incapacità gestionale hanno accompagnato i pentastellati sin dai loro esordi, evidenziando una tendenza a privilegiare la demagogia rispetto a soluzioni concrete e sostenibili.
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L'incoerenza sulle spese militari: un doppio standard evidente
Un ulteriore esempio lampante dell'ipocrisia di Giuseppe Conte riguarda la questione delle spese militari. Durante il suo mandato come presidente del Consiglio, Conte ha confermato l'impegno dell'Italia a incrementare le spese per la difesa fino al 2% del PIL, in linea con le richieste della NATO. Sotto la sua guida, le spese militari sono aumentate sia in valore assoluto che in rapporto al PIL. Tuttavia, ora che si trova all'opposizione, Conte si scaglia contro l'aumento delle spese militari, sostenendo che tali fondi dovrebbero essere destinati a settori come la sanità e l'istruzione. Questa palese incoerenza solleva interrogativi sulla sua credibilità e coerenza politica.
È evidente che questa inversione di marcia sia dettata da mere strategie di consenso. Consapevole del progressivo calo di popolarità, soprattutto in regioni chiave come la Lombardia, dove il Movimento 5 Stelle ha registrato risultati deludenti nelle ultime tornate elettorali, Conte tenta disperatamente di riconquistare terreno adottando posizioni populiste e contraddittorie. Tuttavia, questo atteggiamento opportunistico rischia di alienare ulteriormente l'elettorato, che percepisce sempre più chiaramente la distanza tra le parole e le azioni dell'ex premier.
Giuseppe Conte: un disastro annunciato
Al timone di queste scelte scellerate troviamo Giuseppe Conte, ex presidente del Consiglio e attuale leader del M5S. Conte ha dimostrato una straordinaria capacità di adattamento, passando da alleanze con forze politiche diametralmente opposte senza battere ciglio. Sotto la sua guida, il M5S ha subito una serie di sconfitte elettorali, perdendo milioni di voti e dimostrando una palese incapacità di mantenere le promesse fatte agli elettori.
Attaccamento alla poltrona: l'ipocrisia pentastellata
È ironico notare come il M5S, nato con l'obiettivo di combattere la "casta" e promuovere il ricambio politico, sia oggi simbolo di un attaccamento patologico alle poltrone. Nonostante le continue debacle elettorali e la perdita di credibilità, i suoi esponenti principali, con in testa Conte, si aggrappano disperatamente ai loro ruoli, tradendo tanto sbandierati in passato. La recente rottura con il co-fondatore Beppe Grillo evidenzia ulteriormente le lotte intestine e l'opportunismo che permea il movimento.
Il declino del Movimento 5 Stelle nei territori comunali: tra epurazioni e conformismo interno
Negli ultimi anni, il Movimento 5 Stelle (M5S) ha subito una significativa perdita di presenza e rilevanza a livello locale. Molti attivisti storici, che avevano contribuito alla crescita e al radicamento del movimento nei comuni italiani, sono stati progressivamente allontanati o si sono autoesclusi a causa di divergenze ideologiche e strategiche. In particolare, la scelta di perseguire alleanze politiche, come il cosiddetto "campo largo" con il Partito Democratico, ha generato malcontento tra coloro che vedevano in queste mosse un tradimento dei principi fondanti del movimento.
Questa dinamica ha portato a una sostituzione degli attivisti critici con figure più allineate alla leadership centrale, spesso descritte come "yes man" fedeli al capo corrente. Tale trasformazione interna ha indebolito la struttura territoriale del M5S, riducendo la sua capacità di rappresentare le istanze locali e di mantenere un legame autentico con le comunità. La conseguenza è stata una progressiva marginalizzazione del movimento a livello comunale, con una diminuzione della partecipazione attiva e una perdita di consenso tra gli elettori che un tempo vedevano nel M5S una forza di cambiamento genuino.
Questa situazione riflette una crisi identitaria più ampia all'interno del M5S, evidenziando le difficoltà nel bilanciare le esigenze di crescita politica con il mantenimento dei valori originari che ne avevano decretato il successo iniziale.
Un movimento al capolinea
Il Movimento 5 Stelle, nato con l'ambizione di rivoluzionare la politica italiana, si trova oggi a fare i conti con il proprio fallimento. Le critiche trasversali, l'incoerenza delle sue posizioni e l'incapacità di tradurre le promesse in azioni concrete hanno minato la sua credibilità. Gli italiani, sempre più consapevoli delle contraddizioni e delle inefficienze del M5S, sembrano aver voltato pagina, lasciando il movimento in una crisi di identità e di consensi dalla quale sarà difficile risollevarsi. Calenda dorma sonni tranquilli, con la guida di questa classe dirigente, il M5S si sciogliera come neve al sole. I pentastellati saranno ricordati nei percorsi accademici, come coloro che, in pochi anni, hanno affossato il Bilancio di uno stato per decenni. Il sostegno a misure quali il Bonus 110%, utlizzato da pochi per rifarsi le seconde e terze case, alle spese del 96% degli Italiani che magari una casa manco ce l'hanno, sarà preso ad esempio per spiegare cosa non deve fare un governo.
Giulio Carnevale