Peschiera, il dramma “zoppo” in memoria delle Foibe raccontato da Irene Carossia e Silvano Ilardo

La piéce teatrale , ripercorre il periodo storico del genocidio, non facendo assolutamente cenno agli autori dei massacri

Momenti della rappresentazione teatrale

Momenti della rappresentazione teatrale Silvano Ilardo e Irene Carossia

Il Comune di Peschiera Borromeo ha organizzato  uno spettacolo teatrale per commemorare la tragedia delle Foibe, a ingresso gratuito. “In fondo a quella fossa, in memoria delle Foibe” questo è il titolo della rappresentazione teatrale al debutto a cura della Compagnia Stabile Carossia-Ilardo. L’evento si è  svolto la sera del 6 febbraio, nella sala conferenze del Centro comunale Calìpari nella frazione di Linate. Testo e regia di Irene Carossia affermata attrice, musicista e mezzosoprano genovese, che insieme a Silvano Ilardo ha interpretato l’esibizione peschierese. I due attori hanno interpretato un testo che ripercorreva  quello oscuro periodo storico attraverso il racconto di una figlia che raccontava la tragedia vissuta dalla madre che assisti al brutale omicidio della sua famiglia. I suoi genitori e sua sorella, furono buttati, ancora in vita, in una delle fosse carsiche al confine fra l’Italia e la ex Jugoslavia.  Norma la protagonista  femminile lo racconta a Simone, un regista ebreo che era all’oscuro di questo dramma avvenuto nello stesso periodo storico della Shoa deve scrivere una sceneggiatura  commissionata dal un produttore. La trama illustra il periodo antecedente ai massacri del 1943 e del 1945, dove il regime fascista di Mussolini, italianizzò forzatamente quelle terre di confine, cancellando ogni segno della cultura slava anche con l’uso delle squadre di picchiatori. Il racconto si intreccia con l’olocausto messo in opera dai nazisti, e accosta le Foibe ai forni crematori «per cancellare le tracce». «Una riflessione storica, umana, civile su una strage che, come tante, attende ancora di essere compresa e perdonata».  Il testo va in profondità e scava nel dramma umano, facendo ben attenzione a non giustificare il genocidio avvenuto con la pulizia etnica, scatenata dal regime fascista, illustrando come in quel periodo, qualsiasi italiano fosse additato come fascista da infoibare, anche se di politica non si fosse mai occupato».  Durante la pièce teatrale viene affrontato  anche  il dramma delle donne come Norma Cossetto una studentessa italiana, istriana, uccisa dopo 26 ore di violenze e stupri di gruppo, nei pressi della foiba di Villa Surani. Tante furono le donne stuprate e uccise con inaudita violenza, «colpite perché depositarie della continuità della vita». Dopo di ché chiude con il dramma dei 300mila esuli Giuliani, Istriani, Fiumani e Dalmati, profughi in patria e additati come sporchi fascisti senza diritti da quell’Italia del dopoguerra.  Tutto bello, ma alla fine dello spettacolo, se non si conoscesse bene la storia, una domanda sorge spontanea: chi ha ammazzato quelle 15 mila persone finite nelle foibe? Infatti  se pur i cenni storici ai periodi politici illustrati erano precisi e veritieri, non un accenno, non una parola,  sugli autori del genocidio: i partigiani jugoslavi del dittatore comunista Tito. «Non diciamo chi sono gli autori dei massacri – dichiarano Irene Carossia  e Silvano Ilardo – per evitare strumentalizzazioni politiche, il nostro spettacolo va a fondo della tragedia umana, non vuole rappresentare il problema politico, per cui – concludono - non ce ne era bisogno». Sarà anche vero ma visto la grande ricerca storica che c’è alla base della scrittura, l’omissione sembra proprio una strumentalizzazione “politica”.
Giulio Carnevale