Dal diario di un aspirante sub - Quinta lezione con l’associazione subacquea SeaSub

Corso base “Open Water Diver”

Era da tutta la settimana che noi “dolphins” attendevamo trepidamente di immergerci e respirare sott’acqua ma un cambio di programma ci ha ricondotti in saletta a Peschiera Borromeo. E se non fosse per questo fastidioso raffreddore che quest’anno si ripresenta periodicamente, avrei sicuramente invocato e stramaledetto la sfiga. 
Torna Evrim in cattedra e Matteo, istruttore e sua metà nella vita, le cede gentilmente il posto. La teoria stavolta si incentra inizialmente sull’attrezzatura di base: maschera, zavorre, bombola, erogatore, manometro e pinne. Sono proprio le pinne che innescano qui una simpatica divagazione, non tanto per il fatto che ne esistano quattro varianti (rigide, flessibili, con cinghiolo, a scarpetta) ma perché ogni volta che qualcuno proferisce questa parola mi viene da canticchiare nella mente Pinne fucile ed occhiali di Edoardo Vianello. Spero non me ne vogliano i miei istruttori per questa rivelazione.
Passiamo al capitolo successivo con l’attrezzatura subacquea dove ci soffermiamo, in special modo, sulle mute e le diverse tipologie. C’è la shorty, con braccia e gambe scoperte, che fornisce un leggero isolamento termico; la muta umida, con spessore variabile (da 1 a 7 mm) a seconda della temperatura dell’acqua, a cui si aggiungono cappuccio, guanti e calzari per testa, mani, piedi; la muta stagna, quella che più mi affascina perché l’associo a James Bond e allo smoking ingualcibile che indossa sempre sotto. Ovviamente per immergersi con la muta stagna serve un’apposita abilitazione, quindi dovrò per forza pazientare. Un’ultima cosa: le mute non servono solo a proteggere dal freddo ma anche a salvaguardare i subacquei da tagli, escoriazioni, punture e morsi di animali marini. Anche se Evrim dice che è rarissimo che un pesce attacchi, a meno che non venga infastidito. E infatti durante la sua luna di miele, Matteo si è aggrappato a una roccia non considerando la presenza di una murena che si è sentita minacciata e l’ha morso.
È seguita una carrellata sull’equipaggiamento ausiliario, dalla bussola al coltello, dal computer subacqueo al pedagno (un tubo che, gonfiato con l’erogatore, permette di essere visti in superficie).
Infine Luigi Ferri, presidente di SeaSub, mi ha invitato a parlare della didattica scelta. In Italia ne esistono tantissime, la nostra associazione ha aderito a WASE Diveducation, un’agenzia didattica che nasce con un’esperienza trentennale nel campo della formazione subacquea. Dal settore della subacquea ricreativa a quello degli apparati a circuito chiuso, passando per i programmi di utilizzo delle varie miscele respiratorie: questi i principali campi di interesse che hanno portato WASE Diveducation a collaborazioni con prestigiose università ed enti di ricerca internazionali, come la formazione in acqua degli astronauti ESA. Un occhio molto attento WASE lo ha nei confronti dell'allargamento di questa meravigliosa attività al grande pubblico, promuovendo campagne di sensibilizzazione al rispetto ambientale e alla pulizia dei mari. In quest’ottica instaura con i propri istruttori rapporti di supporto e aggiornamento sulle più evolute tecniche di insegnamento e di penetrazione sul territorio. WASE Diveducation ha i propri corsi certificati ISO per una garanzia di qualità e di riconoscimento in tutto il mondo e opera attualmente con vari uffici regionali in Europa e istruttori operativi in località fra le più belle al mondo, quali Africa e centro America.

Maurizio Zanoni