Peschiera Borromeo, educare oggi, sfida possibile?
L'educazione come accompagnamento al mistero della vita e come riscoperta della comunità

L'incontro pubblicoi organizzato dall'Associazione Vivida Stella A sinistra in basso Johnny Dotti, pedagogista e scrittore. A destrain basso Alberto Bonfanti, presidente di Portofranco Milano Onlus
Educare non è formare né addestrare
Peschiera Borromeo (MI), venerdì 28 marzo 2025.«Educare è custodire il mistero del figlio e accompagnarlo a venire al mondo». Così Johnny Dotti, pedagogista e scrittore, ha introdotto il tema centrale dell’incontro organizzato dall’Associazione Vivida Stella presso il Centro Polifunzionale Sandro Pertini di Peschiera Borromeo. Per Dotti, l’educazione rappresenta una dimensione antropologica fondamentale e non deve essere confusa con la formazione o l’istruzione. «Questa dimensione oggi è in crisi, perché viviamo in una società che valorizza solo ciò che funziona, dimenticando che l'educazione agisce sul senso della vita e non sulla performance», ha sottolineato.
Il ruolo dell'autorità e il senso della fatica
Alberto Bonfanti, presidente di Portofranco Milano Onlus, ha evidenziato la necessità di riscoprire il valore positivo dell'autorità nell’educazione. «Non esiste educazione senza autorità – ha detto Bonfanti – e l’autorità non va confusa con il potere. Serve una relazione autentica fra adulti e giovani che favorisca la crescita». Un altro aspetto critico è il rapporto dei ragazzi con la fatica. «La cultura della performance genera nei giovani il terrore del fallimento, trasformando difficoltà in impossibilità. Invece, la grandezza dell’uomo sta proprio nel superare il limite», ha precisato.
Il digitale e la sfida della solitudine
Una delle grandi sfide educative contemporanee è rappresentata dal mondo digitale. «I ragazzi connessi sono spesso più soli – ha spiegato Bonfanti – perché la realtà virtuale censura le difficoltà e impedisce relazioni autentiche». Dotti ha rafforzato il concetto sostenendo che «la dipendenza dal digitale è più pericolosa di quella dalla droga, perché annulla l’interiorità e il desiderio vero dei giovani».
Educare significa accendere speranza
Secondo Dotti, «educare vuol dire sperare, e la speranza riguarda l’adesso, la relazione presente con la realtà e con gli altri». Bonfanti ha aggiunto che «i giovani non sono vasi da riempire ma fiaccole da accendere, e l’educatore deve alimentare il desiderio di bellezza e giustizia che già esiste dentro ogni ragazzo».
Comunità contro individualismo
Per Bonfanti e Dotti, la chiave per affrontare le sfide educative è recuperare il senso di comunità. «Bisogna uscire dall’individualismo creando luoghi reali di incontro, dove la diversità diventa ricchezza e non ostacolo», ha concluso Bonfanti. Dotti ha insistito sull’importanza di fare cose «con» e non semplicemente «per», affermando che «solo nella condivisione autentica si ritrova la gioia e il senso più profondo dell’educare».