A Peschiera Borromeo, spazi pubblici anche per i giovani: il modello sperimentale di San Bovio
Il sindaco Andrea Coden esprime soddisfazione per il coinvolgimento dei giovani e per la promozione dell’inclusione intergenerazionale
Nel dibattito sul futuro degli spazi pubblici a Peschiera Borromeo, emerge con forza il modello sperimentale adottato a San Bovio, dove l’amministrazione ha concesso uno spazio per attività giovanili, gestito da diverse associazioni del territorio fra cui l’associazione giovanile Lupo Rosso. L’iniziativa, che ha visto una trasformazione significativa dell’approccio dei giovani, ha suscitato riflessioni importanti.
Questa operazione ha portato responsabilità a questi ragazzi, trasformando comportamenti a volte fuori dalle righe come l’affissione abusiva, in una cogestione consapevole di un bene pubblico. La creazione di un ambiente organizzato, in cui i giovani si confrontano con regole e responsabilità, è indubbiamente un fatto positivo.
Il sindaco Andrea Coden ha sottolineato il cambiamento profondo della società rispetto al passato. «Un tempo le cascine erano il cuore della vita intergenerazionale. Oggi invece, con l’avvento dei social media, ci siamo chiusi in un individualismo che non permette più un confronto reale e costruttivo». Secondo il primo cittadino, occorre tornare a concepire spazi dove giovani, anziani e bambini possano crescere insieme.
L’idea di sperimentare spazi condivisi, come quello di San Bovio, è vista come una possibilità di replicare il successo in altre aree del comune. Tuttavia, la difficoltà di gestione delle strutture pubbliche, anche in termini di sostenibilità economica, rimane una sfida importante. Coden ha dichiarato: «Il nostro comune ha problemi di spazi per le associazioni, ma spesso queste strutture non vengono utilizzate in modo ottimale».
L’obiettivo ambizioso è quello di realizzare un Centro civico funzionante e inclusivo entro il 2025. «Dobbiamo cambiare rotta, pensare a un modello che integri tutte le generazioni. La nostra società ha bisogno di spazi che favoriscano il dialogo e la crescita comune», ha detto Coden, riconoscendo che il progetto richiede l’impegno e la collaborazione di tutti, dal Consiglio Comunale alle diverse associazioni.
La sfida, però, non si limita alla semplice disponibilità di strutture, ma riguarda anche il coinvolgimento attivo dei giovani e la responsabilizzazione delle associazioni. La gestione condivisa degli spazi è vista come un’occasione educativa per promuovere la crescita personale e il senso di appartenenza alla comunità. Eppure, il sindaco non nasconde le difficoltà: «Le risorse economiche sono sempre più limitate, e il rischio di tornare a una gestione inefficace, come in passato, è concreto».
L’entusiasmo
non manca, soprattutto per l’influenza positiva che l’iniziativa di San Bovio
ha avuto finora. Resta da vedere se il modello potrà essere sostenuto e
ampliato. L’interazione con altre realtà giovanili, anche di quartieri meno
abbienti rispetto a San Bovio, potrebbe rappresentare la prossima grande sfida,
evidenziando le differenze economiche e culturali tra le diverse zone del
comune.
Giulio Carnevale