Profughi all’Ambra hotel di San Zenone, la Lega: «Situazione intollerabile»

I migranti ospitati presso l’ex struttura alberghiera sono saliti a quota 200. Rondini e Vailati: «Assurdo che un piccolo Comune debba sopportare un peso così grande»

«Inaccettabile che in Italia ci vogliano 5 anni per il riconoscimento»

«É intollerabile che un Comune come san Zenone al Lambro, con poco più di 4000 abitanti, debba sopportare la presenza di un centro di accoglienza che mantiene a nostre spese più di 200 persone». È durissima la presa di posizione della Lega Nord in merito al “caso” dell’ex hotel Ambra di San Zenone che, da poco più di due anni a questa parte, si è trasformato nella “Casa di Solidarietà Papa Francesco”, di fatto uno dei maggiori centri d’accoglienza del Sudmilano. «Sedicenti associazioni di volontariato – ha affermato il parlamentare lumbard Marco Rondini - lucrano sui presunti profughi divenuti oggetto di un vero e proprio business mentre le nostre comunità si trovano ad affrontare da sole gli enormi costi sociali dell’accoglienza. 4 miliardi e 200 milioni stanziati dal governo per l’accoglienza nel 2016 e solamente 600 milioni per rispondere all’emergenza povertà che interessa 4 milioni e mezzo di cittadini. Se avevamo bisogno di una conferma circa le priorità per l’esecutivo la troviamo tutta in questi numeri: i presunti profughi in vacanza a nostre spese e gli italiani nell’indigenza più totale nell’indifferenza delle istituzioni». Dello stesso tenore sono le parole del Segretario di Circoscrizione Est, Cristiano Vailati. «Assurdo che l’Italia impieghi quasi cinque anni a completare le procedure per il riconoscimento, mentre negli altri stati Europei bastino solamente circa 6 mesi. I dati del ministero degli interni sono chiari: solamente il 6 o 7% di quelli che sbarcano sulle nostre coste sono profughi che scappano da guerre e persecuzioni, la quasi totalità dei rimanenti sono semplici clandestini che andrebbero rimpatriati immediatamente». In tal senso, secondo Vailati, il caso di San Zenone sarebbe emblematico. «Su 200 persone solo 4 hanno accettato di svolgere i lavori socialmente utili offerti dal comune. Chi scappa da guerra e vuole rifarsi una vita in un altro paese si adegua, mentre chi arriva solo per farsi mantenere, rifiuta ogni offerta di lavoro».
Redazione Web