4.400 euro per l'esposizione di 3 striscioni
Il commerciante peschierese li aveva esposti in seguito alla chiusura della paullese per lavori
Questa è la sanzione cominata dalla San Marco Spa a un commerciante peschierese reo di aver esposto tre striscioni che pubblicizzavano la propria attività. La decisione di esporre gli striscioni è figlia del disagio dell'azienda dei fratelli Seghizzi, in seguito alla chiusura della Paullese, per parecchi mesi per i lavori di raddoopio.
“Qualunque forma di pubblicità esterna è soggetta al pagamento di un’imposta, da versare al Comune nel cui territorio è esposta la pubblicità”. Questo è quanto dice il decreto 507 del 1993 che disciplina, appunto, i diritti di pubblicità. Sempre secondo questo decreto, nel caso in cui sia omessa la dichiarazione di esposizione di una pubblicità, il soggetto deve risarcire il Comune con il pagamento dell’imposta riferita all’intero anno solare in corso. Ecco cosa è successo a Caminart, un’azienda peschierese produttrice di caminetti. Lo scorso settembre, l’azienda, che ha sede nella zona industriale di Peschiera, ha esposto tre striscioni pubblicitari all’interno del cortile di proprietà. Quella di Seghizzi, però, non è stata la classica “furbata”. Infatti, l’imprenditore ci ha spiegato che, lo scorso maggio, aveva scritto una lettera al sindaco di Peschiera, comunicando che avrebbe esposto temporaneamente alcuni striscioni, vista la presenza di continui lavori sulla Sp Paullese, cosa che limitava molto la visibilità dell’azienda. Una volta che la lettera è stata protocollata, il proprietario si è sentito autorizzato a effettuare questa operazione pubblicitaria. Puntuale come un orologio svizzero, però, è arrivata la cartella esattoriale della San Marco Spa, l’agenzia che gestisce le entrate tributarie di alcuni Enti locali della zona, tra cui quelle relative al Comune di Peschiera. «L’esposizione di quattro striscioni in Pvc per pochi giorni – ha dichiarato preoccupato Seghizzi – mi costa quasi come l’affitto di un appartamento. Abbiamo chiesto ulteriori spiegazioni a un operatore dell’Agenzia tributaria, che ci ha confermato quanto stabilito dal decreto. «Se il signor Seghizzi avesse fatto le cose per bene – ha dichiarato un dipendente dell’agenzia – avrebbe pagato un decimo rispetto a quanto gli è stato notificato. Noi – ha precisato il funzionario – non abbiamo ricevuto alcuna informazione a riguardo da parte del Comune di Peschiera, e per questo abbiamo dovuto procedere secondo la legge». Neppure con una lettera di spiegazione, spedita da Caminart, è stato possibile ridurre l’importo dell’imposta da versare.
Insomma, l’unica soluzione rimasta all’azienda di caminetti pare essere quella di fare ricorso alla Commissione provinciale territoriale di Milano, ma sarà difficile, anche in quella sede, ottenere una risposta positiva.
Susanna Tosti