Fin dentro le case di Bellaria, a tu per tu con i tanti problemi degli acquirenti: l'agibilità che non arriva e il frastuono assordante da Mapei e Paullese

Approfondimento sull'affaire Bellaria

La moglie è a letto, ammalata; questa vicenda sta mettendo a dura prova l’equilibrio psicofisico delle famiglie che malauguratamente decisero tre anni orsono di comprare casa qui. Entriamo nel suo splendido salotto: non c’è che dire, una casa stupenda, ottimamente rifinita e con dei grandi serramenti che danno sul lungo e ampio balcone perimetrale che volge a Sud. Proprio di fronte al lato Nord dello stabilimento della Mapei di Mediglia. Circa 100 metri in linea d’aria separano la casa e l’azienda chimica. Sono le undici di sera, il proprietario ci invita a uscire sul balcone, apre la porta-finestra e subito un rumore cupo e continuo si fa strada nell’abitazione. Dopo un passo sul balcone, il rumore che proviene dallo stabilimento è talmente fastidioso che impedisce la comprensione fra due persone che parlano senza guardarsi in faccia. «In estate dobbiamo tenere le finestre chiuse, non possiamo neanche andare sul balcone, tutte le notti è così – ci racconta Luigi –. Il nostro appartamento doveva dare sul parco e invece guarda qua. Nonostante abitassi qui vicino, quando visitai l’area prima dell’acquisto non mi resi conto di quanto fosse vicina la Mapei e del rumore che provocasse. Ho provato anche a recedere dall’acquisto appena me ne resi conto, ma la penale ammontava al 20% del prezzo della casa: oltre ai 40mila euro che avevo consegnato come caparra, avrei dovuto pagarne altrettanti (80mila euro in totale ndr)». «Allora – conclude –  fummo costretti ad andare fino in fondo, e ora ci ritroviamo una casa che non ha neanche l’agibilità».
 
Permesso cancellato per edificare altri 200 appartamenti, la scuola materna e il parco pubblico. La maggioranza: «È un atto dovuto»
Stralciato dall’Amministrazione comunale il lotto 2 del PII della frazione peschierese di Bellaria

Nell’ultima seduta del Consiglio comunale, è stato deliberato l’annullamento parziale circa il permesso a costruire del PII di Bellaria, relativo al parco pubblico, alla scuola materna e ad altri 200 appartamenti (Lotto 2). Secondo la maggioranza, la decisione è un atto dovuto dopo aver attentamente esaminato tutti i pareri dei vari enti interessati, che senza alcun dubbio rivelano la pericolosità di quell’insediamento, oltre a delle enormi leggerezze e presunte anomalie da parte di chi rilasciò i permessi per costruire. Inoltre, il Sindaco ha dichiarato che l’attore principale fra gli operatori che hanno costruito il primo lotto non ha mai dato la sua disponibilità a voler risolvere i rilievi mossi; per tutelare gli acquirenti, si è trovato costretto a non rilasciare il certificato di agibilità, perché non sussistono le condizioni di sicurezza.

Il dramma degli acquirenti
C’è chi ha rogitato e chi lo sta per fare, cosa li aspetta?

In molti hanno acquistato gli appartamenti del PII di Bellaria. Le prime stime, fra chi ha prenotato l’appartamento e chi l’ha già rogitato, parlano di almeno un 70% di case vendute. Quelle famiglie che hanno già rogitato, lo hanno potuto fare, senza certificato di agibilità, perché le normative permettono la commercializzazione di immobili privi del documento a patto che l’acquirente sia a conoscenza e accetti di acquistare l’immobile nello stato di fatto in cui si trova. Qualcuno degli acquirenti, sollecitato da uno sconto allettante da parte del costruttore, ha accettato senza condizioni; qualche altro, invece, ha preteso delle fideiussioni sulla vendita in assenza di successivo rilascio dell’agibilità. Qualcun altro ancora non ne vuole sapere di rogitare fino a che non avrà la sicurezza che sia stato tutto definito ed è pronto a chiedere indietro il doppio della caparra per inadempimento del compromesso di vendita. La cosa certa è che ci sono numerosi nuclei famigliari che stanno vivendo dei brutti momenti, qualcuno si trova ospite da parenti o amici in attesa di trasferirsi, qualcun altro  ha dovuto affittare una casa. In parecchi casi ci sono coppie in attesa del primo figlio che avevano programmato la  nascita nella nuova casa e invece, oltre l’ansia di una gravidanza, ora devono sopportare anche l’angoscia di un futuro economico incerto. Lo spettro di perdere i propri risparmi o di vedere svalutato il proprio investimento aleggia nell’aria, e non promette nulla di buono.
 
Che cos’è il certificato di agibilità e cosa consigliano i notai esperti in materia? 
In alcuni casi, se la certificazione viene meno e l’impresa fallisce, tutto è perduto

La certificazione dell'agibilità attesta la sussistenza delle condizioni di sicurezza, igiene, salubrità, risparmio energetico degli edifici e degli impianti negli stessi installati, valutate secondo quanto dispone la normativa vigente. L'agibilità non certifica solo la sicurezza, ma anche il rispetto di tutte le norme tecniche relative alle costruzioni in generale e all'edificio in oggetto in particolare. Il certificato è necessario per poter dichiarare allo Stato che in quel locale vi possono andare ad abitare o a lavorare persone; è quindi indispensabile per fare un cambio di residenza, per aprire un'attività commerciale. Il più delle volte, in caso di acquisto di immobili dal costruttore, il certificato di agibilità viene sostituito dalla decorrenza dei termini di 60 gg, dalla domanda del costruttore di rilascio di tale certificato. Il Collegio Notarile di Milano, per bocca del suo Rappresentante, il notaio dott. Piercarlo Mattea, da noi interpellato a proposito dei rogiti effettuati senza il certificato di agibilità, ha dichiarato: «L’acquirente viene messo in guardia dal fatto che non ci sia il certificato di agibilità o la decorrenza dei termini della richiesta di rilascio da parte dell’Ente preposto; tante volte capita per la cessione di immobili al grezzo. Per quanto sia una pratica legale, in particolar modo se si acquista direttamente dall’impresa costruttrice un immobile finito e pronto da abitare, è opportuno svolgere alcune verifiche direttamente con l’ufficio competente del Comune di riferimento, se ci fosse qualche motivo ostativo al rilascio dello stesso. Qualche difficoltà potrebbe invece sollevarla l’istituto di credito qualora ci sia una mutuo contestuale sull’immobile. Nel nostro territorio è rarissimo il perpetrarsi di un abuso edilizio, tant’è che alcune banche, se conoscono il costruttore, vanno in fiducia. Altre invece senza il certificato o la scadenza dei termini della richiesta non erogano il mutuo». Ad oggi non esiste più nessuna differenza tra agibilità e abitabilità: entrambe sono disciplinate dal Testo Unico 380/2001, eliminando per cui ogni diversità tra i due termini. In precedenza l'edificio agibile era quello che rispettava solo una parte delle norme tecniche (calcoli strutturali, igiene e altro), mentre l’abitabilità veniva rilasciata solo per gli immobili residenziali. La vendita di un immobile destinato ad uso abitativo, ma sprovvisto del certificato di abitabilità determina la carenza di un requisito essenziale del contratto, per cui, in favore dell'acquirente, scatta il diritto al risarcimento. È quanto previsto dalla seconda sezione civile della Corte di Cassazione nella sentenza 29 agosto 2011, n. 17707. Le associazioni dei consumatori lamentano alcuni casi dove le aziende costruttrici sono fallite dopo che è stata rifiutata l’agibilità per differenze sostanziali fra il progetto autorizzato e il realizzato, talvolta con dei propri abusi edilizi alla base del diniego. Così, se nel contratto di compravendita c’è l’accordo in deroga all’obbligo di presentazione del certificato di agibilità o meno, non cambia nulla; se la ditta è fallita, è tutto perduto. Il consiglio per evitare brutte sorprese è quello di raccogliere opportune informazioni sull’azienda costruttrice e, soprattutto, rivolgersi al proprio notaio di fiducia, segnalando immediatamente casi sospetti agli organi competenti.
 
La rabbia del Comitato acquirenti del PII di Bellaria: le colpe sono da addebitare al Sindaco

Il 14 novembre 7giorni è stato invitato a una riunione del Comitato spontaneo acquirenti del PII di Bellaria. Il Comitato si è costituito negli scorsi mesi per cercare di dare più incisività alle azioni necessarie per venire a capo di questa triste vicenda. Ci sono diverse anime nel Comitato, quelle più oltranziste e arrabbiate, che hanno già rogitato, e quelle più accomodanti e disposte alla trattativa che non hanno ancora rogitato; ma, in sostanza, la posizione più condivisa all’interno dello stesso è addebitare tutte le colpe della vicenda all’attuale Sindaco di Peschiera Borromeo, reo di “voler menare il can per l’aia” per un tornaconto politico, di non voler prendere a cuore la loro condizione, di non mettere in campo azioni incisive nei confronti della Mapei ora che ci sono i documenti che tanto agognava, di non dare udienza se non dopo mesi e mesi di stalking comunicativo e di non voler tutelare seriamente la salute di chi abita in quelle case. Il Comitato non vuole sentire ragioni per tutto quello che è capitato prima del 2009: non importa se ci sono stati movimenti di denaro poco chiari. «La Magistratura – dichiara uno dei portavoce del Comitato – farà il suo corso e dirà chi sono i responsabili». Inoltre, il Comitato imputa alla Giunta Falletta, un grave ritardo per non essere intervenuta subito e aver aspettato due anni (dal 2009 al 2011) per sollevare questioni di sicurezza. Al Comitato non interessa neanche sapere se il progetto fosse viziato da irregolarità o meno; la cosa che conta è che i suoi componenti, avendo investito i propri risparmi, in un’operazione dove il Comune ha dato il permesso di costruire nel 2007, siano trattati con rispetto: «Si faccia quel che si faccia – concludono gli esponenti – ma l’importante è che il certificato di agibilità venga rilasciato e che l’asilo e il parco, promessi in fase di acquisto, siano realizzati». Per fare tutto questo, secondo il Comitato, è necessario che il Comune di Peschiera obblighi la Mapei con un’ordinanza a rientrare nella soglia di rumore consentita, senza scaricare la patata bollente al Comune di Mediglia, che non ha nessuna intenzione di nuocere alla multinazionale di Giorgio Squinzi. Dopodiché, se i rumori della Mapei fossero ancora da mitigare, i costruttori saranno costretti a prendere gli opportuni provvedimenti. Per quanto riguarda invece i rumori della Paullese, il Comitato chiede l’istallazione di barriere fonoassorbenti sulla Provinciale, come dalla parte di Bettola. «Il problema è – dichiara un giovane avvocato presente – che siamo schiacciati fra gli interessi di uno dei fondi immobiliari più grandi in Europa e gli interessi di una delle più  grandi aziende mondiali. Il Sindaco che dovrebbe tutelarci non dà risposte e noi, invece, le pretendiamo».

Approfondimento a cura di Giulio Carnevale