Il Consiglio comunale di Peschiera vuole fare chiarezza sul PII di Bellaria, istituita una commissione d'inchiesta interna

Il presidente del Consiglio comunale Luciano Buonocore ripercorre il percorso amministrativo-politico del Piano di Intervento Integrato.

Sta per nascere una commissione di inchiesta sulla vicenda del PII di Bellaria: saranno i consiglieri comunali a ricostruire le tappe che hanno portato all’annullamento definitivo del parco, della scuola materna e dei 180 appartamenti e alla sentenza pesantissima emessa nelle scorse settimane dal Tar. La proposta di istituire la commissione è stata fatta dal presidente del Consiglio comunale Luciano Buonocore durante l’ultima seduta. A Buonocore chiediamo di ripercorrere i fatti salienti di questa vicenda.
Come nasce lo scandalo dell’affaire Bellaria?
Tutto ha avuto inizio nel 2009 quando, al momento dell’insediamento della maggioranza Falletta, Mapei ha inviato una raccomandata con la quale ci metteva a conoscenza dei rischi relativi alla sua azienda rispetto all’intervento residenziale di Bellaria.
E da quel momento cosa è successo?
Da quel momento abbiamo iniziato a ricostruire l’iter burocratico del PII di Bellaria e abbiamo iniziato ad incontrare i primi ostacoli creati all’interno del Comune da alcune persone evidentemente coinvolte in questa vicenda.
Qual è stato il primo campanello di allarme?
Ci è subito sembrato anomalo che la precedente Amministrazione comunale avesse concesso il permesso per costruire le case sulla stessa area sulla quale la Regione aveva precedentemente negato la realizzazione di un progetto produttivo a causa della pericolosità della posizione. Ma non solo. Durante la trasformazione residenziale dell’area, la maggioranza Tabacchi non ha nemmeno verificato che ci fosse una procedura di dismissione agricola dei terreni, che per legge devono restare senza colture per almeno cinque anni prima di poter essere riconvertiti ad altro uso. L’elemento che più ci ha insospettito è stato non aver trovato agli atti la Valutazione Ambientale Strategica: un documento che, se fosse stato fatto, come prevede la legge, avrebbe immediatamente fatto emergere la pericolosità dell’area e l’incompatibilità di un insediamento residenziale con la presenza di un’azienda a rischio di incidente rilevante.
Con questi elementi, a quale conclusione siete arrivati?
A fronte della pericolosità e dei rischi emersi, ci è parso subito evidente che non potevano essere realizzati 500 appartamenti, un parco e una scuola materna a pochi metri dal deposito di perossidi di Mapei.
Dal punto di vista urbanistico, quali anomalie avete riscontrato?
Abbiamo scoperto gravi illeciti, che abbiamo immediatamente denunciato con degli esposti in Procura e alla Corte dei Conti. Oltre al danno erariale di 2 milioni e mezzo di euro dovuto ad un iter irregolare sulla costruzione dei box, l’illecito più grave su cui sta indagando la Magistratura riguarda il fatto che il progetto è difforme rispetto a quello approvato dal Consiglio comunale di allora. Nel momento in cui i costruttori hanno chiesto i permessi per costruire il primo lotto, la Giunta ha autorizzato la costruzione di palazzi a 6 e 8 piani, anziché a 5 e 6 piani come aveva approvato il Consiglio comunale, accordando agli operatori un premio volumetrico di altri 3mila metri cubi dovuto ad alcuni accorgimenti per l’efficienza energetica dei palazzi. La Magistratura sta indagando sull’ipotesi di reato penale per abuso edilizio.
Chi sono i responsabili amministrativi di questa situazione?
L’ex sindaco Tabacchi si è assunto in prima persona la responsabilità del PII di Bellaria e lo ha dichiarato in Consiglio comunale. Gravi responsabilità le hanno avute anche l’ex vicesindaco Cesare Cerea, l’ex assessore all’urbanistica Silvio Chiapella e l’ex assessore all’ambiente Wanda Buzzella. Nel 2007, Mapei aveva scritto all’ex assessore Buzzella mettendola al corrente della pericolosità e dei rischi rilevanti relativi al deposito di perossidi e, nonostante questo, l’ex Assessore all’ambiente non ha chiesto che fosse eseguita alcuna Valutazione Ambientale Strategica.
E la responsabilità politica?
La responsabilità politica investe il Pd locale e alcuni consiglieri del Centrodestra di allora. Unica voce dissonante di questa anomala armonia tra partiti è stata quella dell’ex presidente del Consiglio, Francesco Ortugno, che in un primo momento si era dichiarato contrario, salvo poi votare a favore del PII. È stato lo stesso Ortugno a dichiarare in Consiglio comunale a microfoni accesi di aver votato perché si è dovuto adeguare alle direttive di partito. È curioso e irresponsabile che, prima di iniziare a costruire, gli operatori non abbiamo ottemperato a presentare il progetto di mitigazione delle sorgenti di rumore di Mapei, che era la condizione posta dal permesso di costruire.