Un nuovo studio clinico dell’Ospedale San Raffaele suggerisce l’efficacia dell’anticorpo monoclonale mavrilimumab nel trattamento di pazienti COVID-19. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Lancet Rheumatology. A condurre la ricerca è Giacomo De Luca, immuno-reumatologo, con il coordinamento del professor Lorenzo Dagna, docente dell’Università Vita-Salute San Raffaele e primario dell’Unità Clinica di Immunologia, reumatologia, allergologia e malattie rare. Mavrilimumab, già testato nella cura dell’artrite reumatoide e dell’artrite temporale, è un farmaco sperimentale che agisce bloccando una molecola, chiamata GM-CSF, che viene prodotta dal sistema immunitario e costituisce uno dei primi anelli della catena infiammatoria. La sperimentazione è stata condotta su 39 pazienti non ventilati ricoverati presso il San Raffaele tra marzo e aprile. Di questi, 13 sono stati trattati con una singola dose di mavrilimumab in aggiunta alla terapia antivirale standard (idrossiclorochina e combinazione lopinavir/ritonavir). Gli altri 26 hanno costituito un gruppo di controllo e hanno ricevuto solo la terapia standard. «I risultati dello studio sono molto incoraggianti – spiega De Luca -: nei pazienti trattati con mavrilimumab, dopo 28 giorni si è registrato un miglioramento clinico nel 100% dei casi, rispetto al 65% del gruppo di controllo, ma soprattutto non si è registrato nessun decesso, mentre nel gruppo di controllo il 27% dei pazienti non è sopravvissuta alla malattia. Lo studio dimostra l’importanza di agire sulla componente infiammatoria». Intanto, in collaborazione con l’Istituto Ortopedico Galeazzi e il Policlinico San Donato, è stato avviato la sperimentazione su un numero più ampio di pazienti al fine di trarre conclusioni definitive.