A Peschiera. il CDX abbandona l’aula, sotto accusa il silenzio assordante dopo le frasi su Hamas e la lettura parziale e sbilanciata della realtà
Centrodestra all'attacco: «Tema trattato in modo ideologico, ci è stata negata la parola e ignorate le emergenze locali»

Il centrodestra accusa la maggioranza di non aver agito democraticamente
«Hamas non è terrorismo»
Durante l’ultima seduta del Consiglio comunale di Peschiera Borromeo, si è consumato uno scontro politico acceso che ha portato i gruppi consiliari di opposizione ad abbandonare l’aula in segno di protesta. Al centro del contendere, la mozione presentata dalla maggioranza per il riconoscimento dello Stato di Palestina, considerata dal centrodestra un atto puramente ideologico e fuori luogo rispetto alle priorità cittadine.
Una mozione divisiva e il rifiuto del confronto
I consiglieri di Fratelli d’Italia, Ama Peschiera e Scarpato Sindaco hanno espresso «forti perplessità» sulla scelta di discutere un tema geopolitico tanto complesso in sede comunale, accusando la maggioranza di aver strumentalizzato la seduta per motivi ideologici. Secondo i rappresentanti del centrodestra, il tema del conflitto israelo-palestinese è stato affrontato con superficialità e senza un reale ascolto delle diverse posizioni politiche.
«Ci è stato raccontato che questa mozione rappresenterebbe il “sentire della comunità di Peschiera”, ma riteniamo che una tale affermazione sia una forzatura, una lettura parziale e sbilanciata della realtà» – si legge nella nota diffusa dall’opposizione. I consiglieri ribadiscono la necessità di seguire la linea del Governo italiano, che promuove il principio dei due Stati attraverso un processo negoziale, e non mediante «proclami ideologici» di dubbia utilità locale.
Il diritto alla replica negato
Uno dei principali motivi della protesta è stato il presunto impedimento a esercitare il diritto alla controreplica, garantito dall’articolo 78 del regolamento comunale. I consiglieri denunciano di essere stati interrotti più volte durante i loro interventi e di non aver potuto rispondere ad attacchi personali ricevuti durante la discussione.
Un altro elemento che ha generato profondo sconcerto è stato l’applauso del pubblico presente in aula in risposta ad affermazioni ritenute gravi, tra cui il controverso commento «Hamas non è terrorismo». Di fronte a tali dichiarazioni, l’intervento della Presidenza del Consiglio comunale sarebbe stato, a detta del centrodestra, «brevissimo» e privo della necessaria fermezza. Secondo quanto affermato, «la conduzione dell’aula si è rivelata faziosa, orientata a zittire il dissenso e a blindare un racconto politico ideologico».
Temi locali sacrificati alla propaganda
Altro elemento di forte critica è stato il mancato esame di questioni locali iscritte all’ordine del giorno. L’opposizione denuncia il fatto che interrogazioni urgenti, come quelle riguardanti l’ex scuola di Linate e il caso Bellingera, non siano state discusse, lasciando senza risposta temi di grande interesse per i cittadini. «È questa la vera irresponsabilità politica: sacrificare le esigenze dei cittadini sull’altare della propaganda», accusano i consiglieri, che lamentano una gestione politica distante dalle priorità concrete della città.
La frase su Hamas e il silenzio della maggioranza
A gettare ulteriore benzina sul fuoco è stato il comunicato diffuso dalla maggioranza dopo la seduta, nel quale – sempre secondo l’opposizione – non si fa alcuna menzione delle frasi considerate inaccettabili. Al contrario, viene espressa stima per la consigliera Di Matteo, indicata dagli avversari politici come autrice della dichiarazione «Hamas è resistenza», frase che ha suscitato l’indignazione del centrodestra. È importante sottolineare che Hamas è riconosciuto ufficialmente come organizzazione terroristica dall’Unione Europea, dagli Stati Uniti, dal Canada e da altri Paesi occidentali.
Una richiesta di rispetto istituzionale
Con l’uscita dall’aula, i gruppi di opposizione hanno voluto lanciare «un segnale forte e chiaro» per chiedere maggiore rispetto istituzionale e un clima più inclusivo all’interno del Consiglio. «Non possiamo accettare che il Consiglio comunale venga piegato a logiche di fazione. I cittadini meritano un’amministrazione che si occupi dei loro problemi concreti, non di mozioni ideologiche imposte con metodi autoritari» – concludono i consiglieri.
La frattura emersa durante la seduta appare profonda e potrebbe avere conseguenze nei prossimi mesi, acuendo la distanza tra maggioranza e opposizione. Intanto, resta da capire se e come la Presidenza e la Giunta intendano rispondere alle accuse di gestione parziale e di limitazione del dibattito democratico.