Peschiera Borromeo, tutto il centrosinistra con Righini: la maggioranza tace e acconsente
Dal sindaco al PD, passando per Peschiera Riparte: nessuna smentita alle parole dell’ex vicesindaco contro alcuni membri della Giunta e del Consiglio comunale. E il silenzio diventa complicità politica

Marco Righini ex Vicesindaco di Peschiera Borromeo con delega all'Ambiente
A Peschiera Borromeo si respira aria tesa nella maggioranza di centrosinistra, ma nessuno lo ammette apertamente. A scuotere la tenuta del gruppo che sostiene il sindaco Andrea Coden è stato, nelle settimane scorse, un durissimo intervento di Marco Righini – figura centrale della lista civica “Peschiera Riparte” ed ex vicesindaco e assessore della giunta Molinari. Le sue dichiarazioni, pubblicate e rilanciate anche sui social, sono state un vero e proprio atto d’accusa contro la vicesindaca e la capogruppo entrambe del partito Democratico, ree – a suo dire – di aver gestito in modo disastroso la vicenda dei 200 e passa alberi di via Galvani che lui voleva abbattere per riqualificare l'area. Dopo la caduta di numerosi pioppi cipressini causa maltempo, Righini non ha usato giri di parole: ha chiesto pubblicamente le dimissioni delle dirette interessate, oggi membri autorevoli della Giunta e del Consiglio in quota PD.
Una presa di posizione netta, che avrebbe meritato una risposta chiara da parte della maggioranza, e sopratutto del PD. E invece, tutto tace. Né il sindaco, né il Partito Democratico, né la stessa lista “Peschiera Riparte” – di cui Righini è ancora volto di riferimento – hanno preso pubblicamente le distanze. Nessun comunicato, nessuna dichiarazione ufficiale, nessuna smentita.
Secondo quanto riferiscono fonti vicine alla maggioranza, la tensione esiste eccome, ma viene tenuta sotto traccia per evitare che la frattura esploda in maniera incontrollata. Alcuni consiglieri avrebbero espresso, in sedi riservate, un forte disagio per i toni usati da Righini. Tuttavia, lo stesso gruppo di eletti riconoscerebbe che le sue parole hanno avuto il merito di riportare all’attenzione pubblica, una questione che rischiava di venire insabbiata: la contrapposizione aspra che in passato, ha messo in forte attrito il Partito Democratico con Peschiera Riparte.
Il ragionamento che trapela da ambienti interni sarebbe questo: Righini ha forzato i toni, ma avrebbe fatto emergere un disagio reale. E soprattutto, avrebbe riportato al centro il tema di via Galvani, rispetto al quale – sempre secondo le stesse fonti – finora si era fatto troppo poco. Il suo affondo avrebbe dunque avuto un effetto propulsivo, al punto che lo stesso sindaco si starebbe muovendo per trovare una soluzione definitiva, anche se in ritardo.
Ma allora la domanda è lecita: se le parole di Righini sono considerate «inaccettabili e fuori luogo» – come si sussurra tra le righe – perché nessuno lo dice apertamente? Perché il sindaco non si dissocia? Perché il Partito Democratico, che dovrebbe garantire coesione e responsabilità, non prende posizione?
Il silenzio, in politica, raramente è neutro. Anzi, spesso equivale a un’assunzione di responsabilità. E in questo caso, il non detto sembra pesare più delle parole: l’assenza di una presa di distanza pubblica equivale a un via libera. E se nessuno nella maggioranza alza la voce per smentire Righini, significa che Righini parla anche per loro?
Del resto, come avrebbero evidenziato alcuni consiglieri interpellati informalmente, non è la prima volta che all’interno della coalizione si fa fatica a stabilire un metodo di lavoro condiviso. «Serve più confronto preventivo, più trasparenza e più coinvolgimento», è la frase che ricorre più spesso nei colloqui riservati. Un modo diplomatico per dire che il malessere covava da tempo.
Il risultato è paradossale: in una maggioranza che si proclama coesa e inclusiva, chi lancia un attacco frontale finisce per rappresentare il sentimento più diffuso. E chi dovrebbe guidare e garantire l’unità, si ritrova a inseguire gli eventi.
Se davvero Righini ha sbagliato – nei modi o nei contenuti –
allora sarebbe doveroso che qualcuno lo dica. Se invece nessuno lo fa, l’unica
conclusione possibile è che non avrebbe espresso solo la sua opinione
personale, ma quello che tutti pensano. E forse, quello che tutti approvano o si asupicano: le dimisisoni della vicesindaca e della capogruppo del Partito Democratico.
Giulio Carnevale