Dal diario di un aspirante sub - Seconda lezione con l’associazione subacquea SeaSub

Corso base “Open Water Diver”

Per poter accedere all’universo celato sotto il pelo dell’acqua, dove si possono incontrare pesci dalle nuance variopinte o cercare relitti, c’è bisogno di un significativo bagaglio di conoscenze, che spazia dalla fisica al linguaggio gestuale. I subacquei sono persone metodiche, attente, scrupolose che non lasciano nulla al caso. E lo scorso giovedì sera, quando si è svolto il secondo appuntamento del corso “Open Water Diver” di SeaSub a Peschiera Borromeo, incentrato interamente sulla teoria basata sulla didattica Wase, ne ho avuto conferma.
Nell’ora e mezza di lezione o poco più sono state affrontate diverse tematiche, dalla fisica dell’immersione al sistema di coppia. Per prima cosa si è ripassato - o studiato per chi non l’avesse mai fatto - il principio di Archimede che afferma: «Ogni corpo immerso parzialmente o completamente in un fluido (liquido o gas) riceve una spinta verticale dal basso verso l'alto, uguale per intensità al peso del volume del fluido spostato». Da qui si giunge al controllo dell’assetto di un subacqueo. Alt! Cominciamo a specificare i termini settoriali: per assetto si intende la capacità di rimanere a una quota prefissata in acqua. Per compensare il cosiddetto assetto positivo (spinta verso la superficie), determinato dagli spazi d’aria presenti nel corpo umano come ad esempio stomaco e polmoni ma anche dalla muta, si dovranno utilizzare dei pesi. 
Dopodiché si è passati al sistema di coppia - perché sott’acqua si è sempre in due, per una questione di sicurezza ma anche di condivisione e svago - e ai segnali utilizzati per comunicare.
Corre l’obbligo di una precisazione: tutti questi argomenti, interessanti e curiosi, hanno reso il mio tono più serioso di quello che è. Non vorrei pensaste alla lezione di SeaSub come qualcosa di accademico e barboso. Al contrario. È stata piacevole e divertente. Evrim, la nostra istruttrice, in questo senso, è stata super: ha saputo esporre chiaramente gli argomenti, aggiungendo aneddoti personali senza far mancare una buona dose di risate. Tra i tanti racconti, quello più simpatico riguarda proprio i segnali dei sub, nello specifico il pollice alzato, che significa «risalire/risaliamo». Da buona subacquea quale è, Evrim ci ha confidato che proprio per evitare che qualche allievo sott’acqua faccia confusione e indichi erroneamente al compagno la risalita al posto di «va tutto bene», ha abolito l’uso dello stesso pollice alzato su WhatsApp. E pensare che finora sul gruppo di SeaSub ho sempre utilizzato questo simbolo per confermare la partecipazione alle singole lezioni. Mannaggia! Da oggi in poi anche io mi atterrò al suo stile.
A proposito, la squadra di aspiranti diver di cui faccio parte, ha votato il proprio nickname. Siamo i “dolphins” all’unanimità. Simpatici e intelligenti? Sì, ci piace.

Maurizio Zanoni

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