Milano, arriva lo stop al bando per la costruzione delle nuove moschee
La comunità islamica insorge contro la decisione di Pisapia di rinunciare a procedere con il bando, che ricadrà sulle spalle del prossimo Sindaco
01 aprile 2016
«Dovremo pregare in luoghi clandestini, non mi sembra una cosa saggia, visto i tempi».
Milano - Saranno le elezioni ormai nell’aria, ma il dato di fatto è uno: è arrivato lo stop al famoso “bando sulle moschee”. La comunità islamica insorge così contro Pisapia e le sue promesse. Il Sindaco ha infatti rinunciato a procedere con il bando che avrebbe portato alla costruzione di due nuove moschee presso le seguenti aree: via Esterle ed ex Palasharp. Ora l’annosa questione ricadrà direttamente sulle spalle del prossimo Sindaco meneghino. Un cambio di posizione, quello della giunta Pisapia, che se da un lato ha reso felice il governatore Maroni e molti milanesi, dall’altro ha causato malumori tra i molti musulmani che vivono in città e provincia.
La comunità islamica milanese può infatti contare su ben 120mila fedeli, che si sono sfogati attraverso la voce di Davide Piccardo del Caim al quotidiano La Repubblica: «Il Comune si tira indietro senza alcuna ragione plausibile e facendosi scudo della sentenza della Consulta che di fatto boccia e toglie di mezzo la legge regionale antimoschee. Pisapia si fa dettare legge da Maroni, siamo arrivati a questo punto? Ma noi andremo avanti – continua Piccardo - per le vie legali, fino ad ottenere quel che è previsto dalla legge, visto che ci sono cittadini milanesi che chiedono il rispetto del diritto di culto, previsto dalla Costituzione. Fra l'altro abbiamo investito circa 200mila euro per questo bando, pagando un grande architetto, Italo Rota, per il progetto del Palasharp, e mettendo in campo studi di consulenza, notai, avvocati. Ogni scusa è buona per ritardare e per tentare di lasciare il compito a chi governerà nei prossimi anni, smentendo tutte le promesse fatte in passato». Poi Piccardo, sempre agendo da portavoce del Caim aggiunge un’affermazione dalle sfumature non rassicuranti: «Vuol dire che i musulmani recepiranno il messaggio che la preghiera deve farsi in luoghi clandestini. Non mi sembra una cosa saggia, visto i tempi».
Stessa aria di rabbia e sconforto si respira in via Padova 144, dove sempre a La Repubblica Asfa Mahmoud (ambrogino d’oro) ha dichiarato: «Ci trattano da cittadini di serie B, ma siamo italiani e pretendiamo che i nostri diritti costituzionali siano rispettati». I 120mila islamici presenti in città si sentono milanesi e italiani, quindi pretendono che il loro diritto di culto venga rispettato, ma l’opinione pubblica è divisa su come agire, a causa del contesto storico. In un mondo dove la minaccia terroristica ha già colpito il cuore dell’Europa, sono in molti a non vedere di buon occhio la costruzione proprio di due moschee, ma si deve comunque sottolineare che i fedeli non rinunceranno a incontrarsi nonostante l’assenza di adeguate strutture, optando per luoghi “clandestini” (come Piccardo ha accennato) dove i controlli da parte degli organi preposti, non potranno essere facilmente esercitati.
01 aprile 2016