Da Regione Lombardia 630 mila euro per il Distretto del Commercio "La Via dell'Acqua e dei Mulini"

Peschiera Borromeo (capofila), Mediglia, Pantigliate, Paullo, Tribiano: sono i Comuni che compongono il Distretto Commerciale del Sud-Est Milano, organismo finalizzato alla promozione e al coordinamento delle attività economico-commerciali insistenti su quest’area

Ammontano a oltre 47 milioni di euro le risorse destinate da Regione Lombardia a tutti i 151 distretti del commercio lombardi che hanno partecipato al bando. Precisamente ai Comuni della Città metropolitana di Milano 8.902.268 euro, ai comuni della Provincia di Lodi 324.033 euro. La misura è finalizzata a consolidare la ripresa delle economie locali nei Distretti del Commercio lombardi, sostenendo sia gli interventi di qualificazione del contesto urbano e del territorio realizzati dagli enti locali, sia gli investimenti diretti delle imprese del territorio, premiando in modo particolare le eccellenze progettuali e i distretti più innovativi con una strategia di sviluppo di lungo periodo. Il bando ha visto una dotazione finanziaria più che raddoppiata rispetto all'ultima edizione a dimostrazione della forte volontà della Regione di sostenere il settore del commercio e gli enti locali. «I distretti del commercio - ha detto il presidente di regione Lombardia Attilio Fontana - ricoprono un ruolo fondamentale sui territori, riuscendo ad attivare sinergie e a fare sistema. Sono inoltre interlocutori importanti non solo per gli operatori locali, ma anche per l'intera collettività».
Peschiera Borromeo (capofila), Mediglia, Pantigliate, Paullo, Tribiano: sono i Comuni che compongono il Distretto Commerciale del Sud-Est Milano, organismo finalizzato alla promozione e al coordinamento delle attività economico-commerciali insistenti su quest’area, che si sono aggiudicati un contributo di 630 mila euro grazie al Bando realizzato in collaborazione con la Confcommercio di Melzo risultato  vincitore.
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“La Via dell’acqua e dei Mulini”, perchè questo nome?

La Via dell’acqua e dei Mulini”, ha per logo un simpatico mulino. L’idea del nome del Distretto si deve a Sergio Leondi storico locale che in un articolo del 2012 su 7giorni spiegava: «Di acqua ne è corsa e ne corre tanta, giù per i fossi, le rogge, i canali, che da epoche immemorabili disegnano sul territorio del Sud-Est Milano una ragnatela fittissima, utile, benefica. Quest’acqua giunge da lontano, da Alpi e Prealpi, grazie a due fiumi che hanno portata costante in ogni stagione dell’anno: il Lambro e l’Adda, i quali segnano pressappoco i confini occidentale e orientale del Distretto. Per “strada”, entrambi alimentano innumerevoli alvei artificiali: famosissimi gli “abduani” Muzza e Addetta. Pure i fontanili, fenomeno tipico della nostra zona, prodotto combinato della natura e dell’uomo, dopo aver fecondato marcite e prati concorrono a impinguare questo fantastico reticolo idrico. Non c’è alcun dubbio: l’acqua prima ha modellato, e in un secondo tempo mediante l’opera dell’uomo ha determinato la ricchezza della Bassa milanese, in particolare di questo lembo di pianura; nell’agricoltura innanzitutto, e in seguito ai primordi dell’industria, con i mulini, antenati degli opifici moderni, mulini strettamente connessi alle attività commerciali. Poco o per niente costosa, ecologica, riutilizzabile pressoché all’infinito, adattabile a mille usi, l’acqua, fonte di vita per le specie umana e animale e per la flora, ha fatto nascere l’industria, ha favorito il commercio (e i trasporti: spesso era preferibile viaggiare su acqua anziché sulle strade, malmesse e più insicure). Azionando le prime macchine, l’acqua ha reso il lavoro meno faticoso: a buon diritto le ruote idrauliche degli impianti molitori, in particolare le loro classiche ruote dentate a ingranaggi (tra le prime nella storia dell’umanità) sono il simbolo per antonomasia del lavoro dell’uomo (come tale, la Ruota dentata figura nell’emblema della Repubblica Italiana, accoppiata allo “Stellone”: rappresenta l’attività lavorativa, traduce il primo articolo della Carta Costituzionale: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”). Ancora oggi il termine inglese “mill”, mulino, nella patria della rivoluzione industriale, ossia la Gran Bretagna, è associato all’attività manifatturiera. Perché i mulini non servivano soltanto a far girare le macine per ridurre il grano in farina, per “frangere” i semi oleosi o per “brillare” il riso, ma altresì mettevano in moto filatoi, torcitoi e telai per le fabbriche tessili, segherie, cartiere, magli dei fabbri e così via, per gli scopi più disparati. Indispensabile corollario dell’attività molitoria, era il commercio: una volta ottenuto il prodotto, si trattava di venderlo, di farlo arrivare ai mercati e nelle case della gente. Sul territorio dei Comuni, distribuiti sull’asse della Paullese, che compongono questo Distretto commerciale, di mulini se ne contavano a centinaia: molti di essi sopravvivono tuttora e, perfettamente integri, conservano i macchinari e i congegni originali. Sull’uso dell’acqua a fini irrigui, non occorre spendere molte parole. Ancora meno per il consumo a scopi civili e alimentari del cosiddetto oro azzurro o blu: il territorio è disseminato di pozzi per l’acqua potabile, buonissima da bere: quella che scende dal rubinetto delle nostre abitazioni; a Paullo è presente una grande “Casa dell’Acqua”, museo e sito per attività didattiche, di educazione ambientale; molte altre “case” similari erogano acqua pura, naturale e frizzante nei nostri Comuni: una bellissima “scoperta” degli anni più recenti. Come ieri, la suddetta funzione irrigua dell’acqua, fondamentale per l’esistenza di tutti noi, prosegue nel Terzo Millennio: l’agricoltura costituisce la risorsa primaria, nonché uno dei cespiti principali dell’economia locale. Le produzioni agricole sono d’eccellenza, l’allevamento del bestiame specialmente bovino e suino che da quelle dipende, pur diminuito rispetto al secolo scorso, seguita a costituire una cospicua fonte d’entrata, mentre l’agricoltura tout court, per il solo fatto di esserci, contribuisce alla tutela del paesaggio, lo preserva dalla cementificazione selvaggia (noi siamo a pieno titolo nell’ambito del Parco Agricolo Sud Milano). Mutatis mutandis, l’acqua ha una propria valenza dal punto di vista ecologico-ambientale e, perché no?, turistico: la Muzza, l’Addetta, i fontanili, in prospettiva - è il mio augurio - di nuovo il Lambro, depurato e restituito alla fruizione pubblica com’era fino a non molti decenni orsono, possono costituire, ora e nel futuro, delle “isole felici” per il benessere psico-fisico dei cittadini. Dulcis in fundo segnalo la presenza straordinaria dell’Idroscalo, il “mare nostrum” vicino a casa, così come le altre decine di specchi d’acqua - ex cave per l’estrazione degli inerti, sabbia e ghiaia -, trasformati in laghetti per lo sport, la pesca sportiva e il relax: tante tappe di percorsi che sostanziano e integrano la “via” principale. Per tutte le ragioni sopra esposte la proposta finale, positivamente accolta, è stata di contrassegnare il Distretto Commerciale con il nome: “La Via dell’Acqua e dei Mulini”. Molto più pertinente e suggestivo rispetto, che so?, a quello “della Paullese” ventilato da alcuni, che specie negli ultimi tempi avrebbe rischiato di evocare soltanto traffico, smog e inquinamento, ovvero stress metropolitano. Mentre l’acqua e i mulini, nell’immaginario collettivo ma anche nel concreto, suscitano idee di vitale freschezza, di gioia di vivere, di fattiva operosità».