San Giuliano Milanese, celebrazioni del Giorno del Ricordo, inaugurato cippo commemorativo ai Martiri delle Foibe

Carnevale: «Il Giorno del Ricordo, quest’anno, assume un’importanza particolare. Infatti, ricorre l’80° anniversario dell’inizio delle persecuzioni ai danni dei nostri connazionali, che furono massacrati nelle foibe dai partigiani comunisti slavi e dai loro complici»

La foto ricordo dell'inaugurazione

La foto ricordo dell'inaugurazione

L'inaugurazione del monumento in via Brigate Partigiane,

L'inaugurazione del monumento in via Brigate Partigiane, con i discorsi Istituzionali del Sindaco di San Giuliano Milanese e del rappresentante del Comitato 10 Febbraio

"Il ricordo è l'anima della civiltà"

Nella mattinata di Sabato 11 febbraio mattina, in presenza di: Giulio Carnevale, rappresentante del Comitato 10 Febbraio regionale e Consigliere dell'Anvgd di Milano; di Marco Segala Sindaco di San Giuliano; delle autorità civili, militari e religiose, si è inaugurato un cippo commemorativo in ricordo dell'esodo istriano-giuliano-dalmata e delle persecuzioni che hanno portato alla morte di centinaia di italiani a partire dal 1943. Il monumento, antistante una lunga asta con la bandiera italiana è situato di fianco al cimitero, in via Brigate Partigiane e reca la scritta "Il ricordo è l'anima della civiltà". Questo cippo è dedicato ai Martiri delle Foibe e alla tragedia che ha colpito centinaia di migliaia di italiani costretti a lasciare le loro terre a causa della firma del trattato di Parigi del 10 Febbraio 1947.
«Tutta l’Amministrazione, da me rappresentata, e il Consiglio Comunale rendono omaggio in questo modo alle vittime e agli esuli italiani, per conservarne e rinnovarne la memoria. Ieri correva il 10 febbraio, il giorno in cui, nel 1947, fu firmato il trattato di pace, che assegnava alla Jugoslavia l'Istria e la maggior parte della Venezia Giulia, il Quarnero, la città di Zara con la sua provincia e la Dalmazia, dopo che negli anni precedenti – tra il 1943 e il 1947 - oltre 10mila persone furono gettate vive o morte nelle foibe, per annientare la presenza italiana proprio in Istria e Dalmazia. A questi si aggiungono le migliaia di persone che hanno dovuto abbandonare all’improvviso le pro- prie case e hanno dovuto ricostruirsi una nuova vita, non facile e piena di difficoltà e di amarezza. Per molto tempo la complessa vicenda del “confine orientale” che divenne tragedia restò confinata nel mondo dell’oblìo e solo dopo circa 60 anni si è arrivati alla legge del 2004, che istituiva appunto “il Giorno del Ricordo. Si trattò di un passaggio decisivo affinchè la sorte terribile, toccata ai nostri connazionali verso la fine del secondo conflitto mondiale e anche successivamente, potesse rimanere sempre impressa nelle menti e nei cuori soprattutto delle giovani generazioni, ma anche di tutti noi», ha dichiarato il sindaco Marco Segala.
«Il Giorno del Ricordo, quest’anno, assume un’importanza particolare. Infatti, ricorre l’80° anniversario dell’inizio delle persecuzioni ai danni dei nostri connazionali, che furono massacrati nelle foibe dai partigiani comunisti slavi e dai loro complici. Sono trascorsi ottanta anni dal sacrificio di Norma Cossetto, la quale nell’ottobre del 1943 pagò con la vita la sua fede nell’Italia - ha detto Giulio Carnevale nel discorso celebrativo -. Oggi nella nostra città, ma in tantissime piazze italiane, si celebra il Giorno del Ricordo, la commemorazione dello Stato Italiano istituita ufficialmente con la legge numero 92 del 2004. Il Ricordo è una cosa importante, perché allontana l’oblio e ci consente di rammentare cosa accadde 80 anni fa, a partire dal 1943, in quelle terre da sempre terre italiane, molte delle quali ci furono strappate e ormai sono parte degli Stati nati dalla dissoluzione della ex-Jugoslavia. Ma non basta ricordare la tragedia delle foibe e dell’esodo. È fondamentale ricordare che l’adriatico orientale è sempre stato legato alla cultura italiana in maniera indissolubile. Già 2000 anni fa Strabone, uno dei più importanti geografi della storia dell’umanità, segnava a Pola il confine orientale d’Italia e poi lo stesso fece Dante Alighieri in un canto della Divina Commedia. Un legame strettissimo, purtroppo strappato, ma che rivive nel ricordo che, a tanti anni di distanza, è il modo più vero per dare giustizia tardiva agli italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia e, con loro, a tutta la nostra Nazione. Oggi – continua il rappresentante del Comitato 10 Febbraio e dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia -, ed è la cosa più importante, stiamo commemorando una pagina triste della storia d’Italia. Commemorare viene dal latino e vuol dire “ricordare insieme”. Solo così la nostra comunità, con le sue legittime differenze, può essere coesa e unita nel dire “Mai più violenza"».