Attentato a Istanbul, il bilancio sale a 41 vittime
i Kamikaze che hanno colpito l’aeroporto Ataturk ieri sera hanno provocato oltre 239 feriti e 41 morti, sconvolgendo nuovamente il mondo
29 giugno 2016
Ci si chiede quando finirà, e intanto la storia si ripete
Massacro e terrore, non si trovano altre parole per definire ciò che è accaduto ieri sera in Turchia. L’Aeroporto Ataturk, primo in Europa per numero di destinazioni raggiunte, è stato colpito intorno alle ore 22 del 28 giugno da una serie attentati, che hanno causato 41 morti (13 dei quali stranieri) e oltre 239 feriti. A provocare la tragedia presso il terminal degli scali internazionali sono stati tre kamikaze, che si sono fatti esplodere dopo aver aperto il fuoco con i kalashnikov.
Esistono riprese scioccanti che immortalano il momento della follia disumana, i video sono stati però censurati dal governo Turco, il quale per dare dimostrazione di non avere paura, ha già avviato in tempi record la ristrutturazione dell’Aeroporto Ataturk. Inizialmente sono stati cancellati 340 voli e dirottati gli altri verso Smirne e Ankara, e da domani il terminal tornerà attivo. Come se provvedere nell'eliminare subito il sangue implicasse la parallela cancellazione dell’orrore a cui gli occhi di tutti nel mondo hanno assistito in diretta. Intanto i morti aumentano, e i complici dei Kamikaze sono tuttora ricercati.
Frasi che sanno di déjà-vu. Sì, perché a Parigi e Bruxelles fu la stessa cosa, e anche se al momento non vi siano rivendicazioni, il modus operandi di questo gruppo criminale ricorda troppo l’attentato di matrice islamica messo in opera dall'Isis all’Aeroporto di Bruxelles: il commando usufruisce di taxi, gli attentatori entrano e sparano verso le forze dell’ordine e sulla folla, e infine alcuni di loro si fanno esplodere tramite cinture-valige esplosive. Uno dei tre kamikaze è stato colpito da un poliziotto prima che si potesse avvicinare in una zona maggiormente affollata, ma non ha comunque rinunciato al suicidio. Vetri spaccati dalle deflagrazioni, centinaia di persone che correvano saltando i morti o che cercavano riparo dentro ai negozi, parti del soffitto e della struttura distrutte. Questo era lo scenario in cui si sono trovati catapultati dal nulla tutti coloro che lasciavano o arrivavano ad Istanbul.
In questo momento il riconoscimento delle vittime non si è ancora concluso. Tra loro figurano poliziotti, viaggiatori e personale di servizio per un totale di: 23 turchi, 6 sauditi, 2 iraniani, 2 ucraini, 2 iracheni, un cinese, un giordano, un uzbeco, un palestinese e un tunisino. Mentre i parenti delle vittime dicono addio ai loro cari tra lacrime e disperazione, ci si chiede quando finirà, eppure è una domanda che ci siamo già posti tante altre volte, e nel frattempo anche Istanbul si annovera tra quelle città che hanno attraversato questo tipo di dolore. Non si potrà mai trovare un senso, o anche solo una giustificazione per simili azioni orrende e tragiche. Ciò che resta è morte e sangue, null’altro.
Stefania Accosa
29 giugno 2016