La nuova avventura di Sara Valmaggi, vice presidente del Consiglio regionale lombardo, è appena cominciata. Ecco le prime impressioni

Simbolo di una anelata apertura democratica paritaria nei confronti di una quota “rosa”, visto che finora solo altre tre donne erano riuscite a precederla, Sara Valmaggi ha dovuto fin da subito tirare fuori gli artigli per difendersi dalle critiche sollevate dalla minoranza consigliare regionale della quale, peraltro, fa parte. Sinistra Ecologia e Libertà (Sel) non ha partecipato alle votazioni del Vice Presidente dichiarando, attraverso le parole del capogruppo Chiara Cremonesi, che avrebbe preferito che «il PD aprisse un ben più ampio confronto, a sostegno di un’idea di coalizione che andrebbe tradotta nei fatti». L’Udc, alquanto insoddisfatto, ha divulgato un comunicato stampa che chiosava: «Rimane un ufficio di presidenza monco che non rappresenta compiutamente le forze politiche presenti in questa Assemblea». Ma il neo vice presidente ha fatto bel viso a cattivo gioco e, anziché cercare lo scontro, ha preferito lavorare affinché le divergenze vengano al più presto appianate, quantomeno nella condivisione dei contenuti in un auspicato prossimo futuro. Curiosi di approfondire la conoscenza di Sara Valmaggi, l’abbiamo contattata telefonicamente e interpellata su alcune questioni.

Da pochi giorni si sta confrontando con le responsabilità derivanti da questa nuova carica, quali sono le prime impressioni?
Innanzi tutto la consapevolezza della mole di lavoro da affrontare. Sono a conoscenza che l’incarico istituzionale che sono andata a ricoprire è importante e richiede molta attenzione perché in gioco c’è la tutela, se vogliamo, di un’Assemblea legislativa così considerevole come è il Consiglio regionale della Lombardia. Per cui il primo compito è quello di far applicare lo statuto, approvato quasi all’unanimità nella scorsa legislatura, e i regolamenti conseguenti. Io credo che l’applicazione delle regole non sia soltanto una questione di forma, ma spesso è la forma a dar vita alla democrazia.


Quali sono le prossime battaglie politiche o iniziative che intraprenderà?

Ho un compito istituzionale da svolgere – come già accennato in precedenza – e in questo campo ritengo sia importante dare una marcia in più nell’attività primaria del Consiglio, il che significa produrre leggi. Produzione legislativa che vada incontro alle esigenze dei cittadini. Al momento ho individuato due priorità: una legge per rivedere complessivamente i costi degli emolumenti riconosciuti ai consiglieri regionali e un’altra per affermare la rete dei centri anti-violenza al fine di contrastare il relativo spiacevole fenomeno.


Più una volta, da diversi schieramenti politici, Pd compreso, si è sentito che vi era la volontà di razionalizzare i costi della politica e di snellire le istituzioni. A che punto siamo in Lombardia? Cosa risponde a tutta quella parte di cittadinanza che non crede alla concreta realizzazione di queste proposte?

Ai cittadini rispondo che noi ci siamo. Bisogna ricostruire una certa sobrietà di chi fa politica. Il mio partito ha presentato per primo una proposta di legge che prevede l’abolizione del vitalizio e la rivisitazione delle indennità di fine mandato dei consiglieri e degli emolumenti da loro percepiti.


Che cosa ci può dire in merito alla scelta del suo predecessore, Filippo Penati, di rimanere nel Consiglio di Regione Lombardia andando a costituire il Gruppo Misto?

Giudico sufficienti le ultime scelte operate da Filippo Penati. Ha fatto già diversi passi indietro. Si è dimesso giustamente dal Partito Democratico e dal ruolo di vice presidente.


Maurizio Zanoni