Affaire Bellaria, il costruttore Tirloni: «I perossidi di Mapei non sono esplosivi». Falletta: «È il quantitativo a renderli pericolosi»
Un nuovo capitolo si è aggiunto in questi ultimi giorni alla vicenda legata al Piano di Intervento Integrato di Bellaria. Gli operatori che hanno realizzato l’intervento sono entrati in possesso e hanno diffuso una comunicazione intercorsa tra il Ministero dell’Interno – Dipartimento della Pubblica Sicurezza – Area Armi ed Esplosivi e una società che si occupa di valutazione dei rischi industriali e opera per conto di Mapei.
Il documento, in risposta ad una richiesta precisa operata dalla suddetta società, chiarisce che il Perossido Organico di Dibenzoile stoccato e utilizzato da Mapei non rientra tra le sostanze con classe di rischio I dell’Orange Book che individua tutte le sostanze esplosive. In altre parole il deposito oggetto del contendere tra Comune di Peschiera Borromeo e operatori del comparto di Bellaria non contiene esplosivi.
Ferdinando Tirloni, presidente della Cooperativa San Giuseppe, non trattiene il proprio stupore per l’inaspettata notizia: «Lunedì 6 maggio sono venuto in possesso di questa lettera su carta intestata del Ministero dell’Interno datata 15 aprile – spiega – e sono letteralmente rimasto a bocca aperta. Dopo anni di tavoli tecnici, riunioni e dibattimenti nei tribunali un documento ufficiale, dice una cosa chiara: visto che il prodotto non è esplosivo, allora non esiste alcun rischio per le case, per le persone che fruiscono quel quartiere e per gli operai stessi di Mapei. Ormai sono trascorsi tanti, troppi anni in cui noi operatori ci siamo sentiti rivolgere le peggiori accuse; siamo stati apostrofati come corrotti, approfittatori, senza scrupoli; siamo stati dipinti come crudeli caini che nel nome del dio denaro hanno raggirato gente onesta e hanno consapevolmente tradito la loro fiducia obbligandoli – dopo averli privati dei loro risparmi – a vivere a ridosso di una Santa Barbara / polveriera - termini questi con cui è stata più volte apostrofata quell’area anche nella vostra testata».
Tirloni poi, si toglie qualche sassolino: «Mai potrò dimenticare con quanta sconcertata ed accorata passione praticamente tutti i politici che hanno guidato il nostro Comune in questi ultimi 4 anni hanno descritto i disagi legati a questa area: “bisogna salvaguardare la sicurezza di quelle povere famiglie che hanno investito tutti i loro soldi”; oppure “chi e con che coraggio si fiderebbe a mandare i propri figli in una scuola costruita di fianco ad una bomba?” oppure ancora “questi nostri cittadini si vedono costretti a vivere tutti i giorni nel rischio”… e ce ne sarebbero molte altre che ricordo molto bene». «Segnalo poi – conclude Tirloni – che sia durante la commissione d’inchiesta che durante i tavoli tecnici voluti dal Comune per fare luce su questa vicenda, la Mapei si è più volte espressa ribadendo che le disposizioni di legge in materia non classificano i perossidi utilizzati e stoccati tra gli esplosivi confermando cosi quanto ebbe già a comunicare in una sua lettera del 27 luglio 2012 inviata al Comune. Infine ritengo sconcertante che, ogni volta, in tutti questi anni, cioè prima che emergesse questa verità, la colpa di tutto veniva data a noi sciagurati operatori e mai a chi eventualmente doveva essere considerato il vero responsabile del danno che veniva procurato. Infatti l’Art 890 del Codice Civile recita testualmente: “chi presso il confine… deve osservare le distanze stabilite dai regolamenti e, in mancanza, quelle necessarie a preservare i fondi vicini da ogni danno alla solidità, salubrità e sicurezza”. Ora spero che alla luce di tutto questo ci sia un ravvedimento sotto ogni aspetto operativo».
Il sindaco Antonio Falletta restituisce al mittente ogni accusa: «Nell’ultima sentenza del Tar, all’art. 114 i giudici hanno ritenuto di classificare i perossidi come sostanze pericolose in ragione della quantità di stoccaggio (500 kg) anche se non rientrano tra gli esplosivi. Al punto 133 i giudici osservano che la collocazione della scuola materna e del parco erano stati previsti in zona acustica non adeguata e che le ipotesi di illegittimità erano facilmente riscontrabili anche dall’operatore che, con dolo o grave negligenza, hanno tratto profitto dall’errore dell’Amminitrazione consistito nel rilascio di un provvedimento palesemente illegittimo. È quindi un’altra grave anomalia di questo piano di intervento il fatto che i costruttori Tirloni e Caliendo (oggi quest’ultimo candidato a sostegno di Zambon) abbiano prima votato il Pii di Bellaria in qualità di consiglieri comunali, poi il Consiglio comunale abbia approvato degli sconti per 2 milioni e 500 mila euro agli operatori (un’anomalia che abbiamo segnalato alla Corte dei Conti) e infine abbiano acquistato l’area per costruire le case. A questo punto mi chiedo, il signor Tirloni e il signor Caliendo cosa rappresentavano: il dolo dei costruttori, la negligenza degli amministratori o entrambe le cose? E oggi a che titolo parlano: da costruttori o da esponenti politici? Ai cittadini la risposta».