L’anguriera, ultimo baluardo della vita semplice, ispira un gruppo di giovani appassionati di cinema, diventando protagonista di un corto

Si tratta di un’antica anguriera, che esiste dal 1965 e che è gestita da Pietro Bollina. Il lavoro nei campi, il mondo contadino, il rito sociale, che in estate può essere rappresentato dal condividere tempo e chiacchiere, gustando una buona fetta di anguria, in un’atmosfera semplice, a cosa deve lasciare spazio? Quel luogo è stato fonte d’ispirazione per un giovane gruppo di ragazzi con la passione del cinema. E il mondo del signor Bollina e di chi ha vissuto quelle atmosfere è diventato il soggetto di un cortometraggio di 7 minuti intitolato “L’ultima anguriera”. Quasi fosse l’ultimo baluardo di una vita semplice, che rischia di essere risucchiata dal traffico e da nuove logiche e fenomeni. Il breve racconto per immagini prodotto da Laura Epasto (con il contributo dell’associazione La tribù di Peschiera e da Retrobottega di Bologna) e girato da Mattia Costa, è stato presentato alla 26a edizione del Kurz Film Festival di Amburgo, nella sezione no- budget, raccogliendo buone critiche. È stata inoltre molto apprezzata la musica originale ideata da Stefano De Ponti. La fotografia di scena, invece, è a cura di Davide Balducci, mentre fotografia e montaggio di Andreas Traiani. Il corto, quasi di stampo neorealista, caratterizzato da immagini di persone e volti, di donne che cucinano, di dettagli come lo scorrere di vino rosso, di fette d’anguria gettate via, frammischiate a auto ferme in coda, lascia una scia malinconica. «La questione – dichiara la produttrice Epasto – è che purtroppo certe realtà non godono della possibilità di un ricambio generazionale». Un luogo che non ha l’aria di attirare i giovani, ma che meriterebbe di essere conosciuto. Il cortometraggio, intanto, continua la sua strada verso altri festival e selezioni. Mentre Laura Epasto sta pensando a come poter organizzare una serata all’anguriera di Paullo, occasione festiva per poter (ri)vedere il lavoro di questi ragazzi che la produttrice ama definire “unprofessional”.

Alessandra Moscheri