Marco Malinverno: «Ringrazio mia moglie e tutti quelli che mi hanno creduto»

Claudia ha commentato sul nostro sito: «Durante l'ultima campagna elettorale, durante i Consigli comunali degli ultimi due anni, fino a quando Malinverno non ha lasciato la carica per motivi suoi personali, vi è stato, da parte della maggior parte delle sue controparti politiche, un continuo attacco alla sua persona con riferimento a questa vicenda (gli hanno dato del ladro, del corrotto ecc...) e, a mio avviso, solo perché non erano in grado di combatterlo con armi alla pari, ovvero con la discussione politica. Chi avrà il coraggio e la decenza di chiedergli scusa?». Altri post sulla nostra pagina di Facebook invitavano la stampa locale a dare il giusto risalto alla notizia. Insomma, il popolo dei malinverniani si è svegliato e acclama il suo leader. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente.

Dopo la sentenza della corte d'appello che la assolve definitivamente dalle accuse che le erano state mosse e capovolge la sentenza di primo grado, come si sente e come l’ha presa?
L'ho accolta con enorme soddisfazione, perché dopo 11 anni di veleni, di cose inaudite, paradossali e totalmente infondate, si è appurata la verità dei fatti, che peraltro già nella sentenza di primo grado era evidente. Era una sentenza che si basava su una sorta di deserto probatorio perché non c'era una prova che fosse direttamente legata a un mio coinvolgimento. Quindi già la sentenza di primo grado era di una debolezza totale da questo punto di vista, e già  aveva stabilito in modo inequivocabile che la vicenda urbanistica e amministrativa era stata gestita nella totale legittimità, liceità e assoluta trasparenza degli atti e dei fatti amministrativi. Con questa sentenza di merito e di totale assoluzione si rende giustizia della mia posizione personale. Io ormai non ho più alcun ruolo nella politica, non ho più alcuna carica pubblica, per cui la dichiarazione che faccio è che ringrazio tutte le persone che hanno creduto in me, mi hanno sempre stimato e hanno avuto fiducia, ringrazio soprattutto quei Consiglieri comunali e quegli Amministratori che con me, in quella fase delicata, hanno voluto portare avanti atti amministrativi che erano appunto oggetto dell'indagine della Procura. Questa vicenda dimostra ancora una volta che la lotta politica non può passare attraverso l'uso strumentale della magistratura perché il confronto delle idee si basa sul confronto di progetti, di opzioni progettuali sul modo con cui si intende amministrare. La politica è rispondere ai bisogni reali sulla base di progetti di medio e lungo periodo e sulla capacità di dare risposte in termini amministrativi ai problemi della gente. Chi ha fatto della vicenda giudiziaria uno strumento per colpire a livello personale me in particolare, per lanciare una quantità di odio, calunnia, fango, di tutta una quantità di cose negative, non ha raggiunto il suo scopo, perché dopo 11 anni di questa vicenda mi sono ancora più legato ai valori a cui mi sono convertito, sono più legato alla chiesa, sono più legato a Gesù Cristo, sono più legato all'idea di bene, sono sempre più legato a una certa idea della politica. Ho avuto la fortuna di avere con me una moglie straordinaria, una famiglia e tanti amici che mi hanno sempre sostenuto e questo mi ha dato la forza di andare avanti.

Cosa si sentirebbe di dire sulla giustizia italiana in questo momento?
Io ho sempre avuto fiducia, mi ero sempre messo a disposizione del pubblico ministero, quando c'erano ancora le indagini preliminari, ho risposto a tutti gli interrogatori, ho sempre fornito tutta la documentazione che veniva richiesta, non ho mai celato alcun documento, non ho mai fatto venir meno il mio contributo personale. Certo, ho dovuto aspettare 11 anni, 5 anni per un appello.

Il pericolo della prescrizione incombeva sul processo?
La cosa paradossale è che dopo la sentenza il nostro reato era già stato amnistiato. Quindi il nostro processo, il giorno dopo che si è concluso in primo grado era già amnistiato. Passati gli 11 anni, il reato è stato anche prescritto. Ringrazio però che sia stata fatta una sentenza di merito, che mette la parola fine e fuga qualsiasi dubbio o ombra che poteva ancora esserci sulla vicenda. Questa è la cosa positiva. Chiunque di noi auspicherebbe che le cose avvenissero in tempi più rapidi, perché nel frattempo uno viene visto pubblicamente come quello che ha sulle spalle questa ombra che non si sa bene cosa sia. Ho dovuto aspettare 5 anni dopo la sentenza di primo grado nel 2006. 11 anni di veleni, che a ben vedere sono iniziati nel 1995.

I cittadini di Peschiera possono aspettarsi di vederla come prossimo candidato alle amministrative?
Come sempre, nella vita non si può mai dire mai; io, per ora, mi sono ritirato dalla politica.

Giulio Carnevale