Momenti di angoscia per una giovane commessa, molestata da un anziano maniaco sessuale

La commessa sorride e gli va incontro offrendogli aiuto. C'è qualcosa che non va, lui la guarda, sorride, ma la bocca è contratta quasi in una smorfia, bisbiglia frasi, parole sordide, sporche. Silvia ha paura, non sa cosa deve fare, si guarda in giro in cerca di aiuto ma non passa nessuno. Arretra ma non troppo, se andasse ancora indietro finirebbe nel retro del negozio, nessuno scampo lì. È vecchio, potrebbe essere sua figlia, forse una spinta e lui cadrebbe, ma non riesce: Silvia è paralizzata, terrorizzata da quest'uomo che cerca di raggiungerla. Il principale le parla, cerca di convincerla: la denuncia è una cosa giusta. Silvia pensa che alla fine non sia successo niente, solo qualche parola… era un povero vecchio! Poi ripensa a quegli attimi in cui non c'era nessuno ad aiutarla, forse sarebbe potuta andare diversamente: si è un pervertito a 20 come a 64 anni, solo che la gente pensa che la vecchiaia debba essere vista con un occhio di riguardo. No, non l'ha provocato e non avrebbe potuto dire o fare niente per fermarlo. Dopo qualche giorno l’anziano riappare. Silvia lo guarda e pensa che lui continuerà, forse con un'altra ragazza e potrebbe andare peggio di come è andata a lei. Parla con il capo, chiamano i Carabinieri. Quando arrivano i Militari grida: «Così mi rovinate, non ho fatto nulla!». Silvia, dietro la vetrina, trema, nessun rimorso negli occhi dell’aguzzino, continuerà perché per lui le donne sono solo corpo e sesso. Stereotipi da bar che si sentono ripetere ovunque, difficili da estirpare.

Ilaria Piermatteo