Una festa lunga cinque giorni, per scoprire – divertendosi – il nuovo volto della Federazione della Sinistra

Abbiamo intervistato, per l’occasione, Orazio D’Andrea, il segretario del Circolo del Partito della Rifondazione Comunista di Peschiera Borromeo e Paullo, che ha aderito alla manifestazione insieme alle liste civiche Sinistra per Mediglia e Società & Ambiente di Pantigliate e Peschiera.

D’Andrea, presenti ai lettori di 7giorni la “Liberafesta di Liberazona”.

È la prima volta che noi della Federazione della Sinistra e del Partito di Rifondazione Comunista di Peschiera Borromeo organizziamo sul territorio una festa di così lunga durata, cinque giorni. Il primo motivo della festa è quello ludico, che ci permette di raccogliere intorno a noi le persone che in questi anni ci hanno votato e sono riuscite a darci risultati notevoli a Peschiera Borromeo, ben superiori a quelli che abbiamo ottenuto in ambito nazionale. È anche e soprattutto l’occasione per palesare la nuova realtà che è quella della Federazione della Sinistra. Ovviamente, la nostra vuole essere una festa specificatamente territoriale, all’interno della quale sono previsti momenti di ritrovo: quindi, le serate con pizzica, rock, pop e liscio. Molta importanza noi diamo anche al dibattito di domenica 24, quello incentrato sul movimento “No Tem Si Metro”.

Lei ha parlato di una “nuova realtà”: in cosa consiste? Facciamo un confronto fra gli anni addietro e la situazione attuale, a livello locale.

La prima differenza è che il Circolo della Federazione della Sinistra, che ha due sedi fisiche, una presso il Circolo Luciano Previato di Peschiera e l’altra presso il Circolo Peppino Impastato di Paullo, è la realtà territoriale, che comprende gli ambiti di Paullo, Peschiera, Mediglia, Pantigliate e Tribiano. All’interno di questi Comuni già abbiamo operato, per esempio durante le scorse elezioni a Mediglia, sostenendo i nostri candidati della lista Mediglia per te, che aveva come candidato sindaco Avanzi. C’è stata anche l’elezione di un nostro consigliere all’interno di quella lista, Stefano Milardi. Devo dire che, purtroppo – questo è stato il primo motivo di delusione – noi pensavamo di potere fare una lista unica con il PD, oltre che con le altre forze all’interno della lista, come per esempio l’Idv locale; invece, per tutta una serie di motivi non si è potuto fare, motivi non imputabili a noi. Secondo me, abbiamo perso l’occasione storica di riuscire a ribaltare la tendenza di Mediglia di questi anni e di portare la Sinistra al governo, ovviamente, all’interno di una lista civica, di un’espressione pluralistica che poi non era altro che quella coalizione che aveva sostenuto con coscienza e coerenza l’ex sindaco Andena, per non arrivare al commissariamento del Comune. Quindi, nonostante questo, eravamo riusciti tutti insieme ad approvare il Pgt, a dare un impulso a diverse opere che sono state fatte sul territorio, come la scuola di Bettolino. Pensavamo che quello fosse il naturale sbocco, ovviamente senza il sindaco Andena, perché non era il nostro sindaco e non era il sindaco di nessuno di coloro che la sostenevano, che avevano sostenuto un altro candidato, ecco.

Il nome che è stato dato alla festa enfatizza la parola “libertà”. Ci potrebbe spiegare il motivo della scelta?

Per noi libertà significa uguaglianza; di conseguenza, l’enfatizzazione della parola libertà e, quindi, sostanzialmente, il dedicare la festa a questa parola, sta nel fatto che oggi ci sono profonde diseguaglianze, che stridono enormemente all’interno della società mondiale. Ma rimaniamo, per carità, agli ambiti nostri italiani, che già sono sufficienti, per cui appare evidente, alla luce di tutti gli eventi che in questo momento si stanno verificando, una progressiva disuguaglianza, la crescita di questa disuguaglianza, soprattutto sociale. Non è un caso, poi, che oggi si sia, manifestamente, di fronte alla manovra economica a cui è stato costretto il Governo e che è passata anche con l’approvazione della minoranza parlamentare – che noi non approviamo, peraltro, perché secondo noi la questione poteva essere affrontata diversamente –; però, sono evidenti un ulteriore peggioramento delle condizioni di vita dei soliti noti, che sono quelli che pagano le tasse, e comunque delle classi più disagiate, l’intaccamento minore di coloro i quali godono di condizioni di rendita e sicuramente ormai l’intollerabilità della classe politica italiana, che non riesce a levarsi una lira dal portafoglio. Non solo le persone, individualmente, soffrono di una mancanza di libertà data dal fatto che sono sempre più sopraffatte da tasse, costi di qualunque cosa che, da gratuita, diventa a pagamento e se è a pagamento diventa ancora più cara. ‘Loro’ non si tolgono via nulla. Questo è diventato un discorso di assoluta disuguaglianza. Libertà vuol dire uguaglianza: tutti siamo di fronte alla legge, alle condizioni economiche, sociali, politiche e culturali, identici. Poi ognuno, ovviamente, sviluppa le proprie capacità. Tutto ciò, in questo momento, non è dato, perché nessun tipo di libertà culturale può essere data a coloro i quali non hanno neanche i soldi per fare ricerca.

Un altro concetto che emerge dalla comunicazione che avete intrapreso in occasione della festa è quello dell’utopia. Come si inserisce all’interno di questa circostanza comunitaria?

Per noi l’utopia è la concretezza, la possibilità di realizzare idee e sogni. Non troverà in nessuno di noi il volo pindarico. Quello di cui ci accusano tutte le altre forze politiche, per esempio a livello peschierese, è la grande ideologizzazione dei nostri comportamenti. Io sfido a trovare nelle nostre situazioni un comportamento ideologico. Siamo assolutamente concentrati su tutto quanto avviene nel territorio, puntualmente, tant’è vero che siamo gli unici a Peschiera che riescono a tirare fuori il discorso “No Tem Si Metro”, che per noi sarà pesantissimo per il Comune di Peschiera. Io vi dico già che a livello politico, ma soprattutto a livello della vita della gente di Peschiera Borromeo, il nostro prossimo autunno sarà drammatico, perché avremo contemporaneamente l’apertura del centro commerciale, i lavori della Paullese e probabilmente l’inizio dei lavori della Tem, il che significa la paralisi, per quanto riguarda il traffico, di una situazione che nessuno prende neanche in considerazione. Non esistono ancora nemmeno le viabilità per quanto riguarda il centro commerciale, che apre a novembre, cioè fra tre mesi, non fra tre anni. Nessuno si pone il problema della viabilità. Io poi voglio vedere la gente come farà a uscire da Bellaria con il nuovo cantiere, con la Paullese in quelle condizioni e magari con il centro commerciale che, ovviamente, incomincerà a lavorare e di conseguenza avrà una marea di gente che, giustamente, andrà a fare acquisti. Un’altra cosa che io dico: la Tem sarà, per Peschiera Borromeo, in quanto ci sarà un casello a Paullo, nient’altro che un convogliatore di traffico sulla direttrice che da Paullo andrà alla tangenziale interna e a Milano. In questo, noi troviamo totalmente assente, e non comprendo perché, l’Amministrazione pubblica di Peschiera Borromeo. In fin dei conti, è una cosa che ci interesserà; io ribadisco, sarà una valanga di traffico, in entrata a Milano, che a un certo punto bisognerà governare, in qualche modo. Io temo che non sarà la pseudo-creazione di qualche Ztl, che distoglierà il traffico, soprattutto anche quello pesante, che si riverserà sulla Paullese, in direzione Milano, dalla Tem. Non solo, io ritengo anche che, va bene che la Tem non è vicinissima, però sarà un’opera di un impatto ambientale spaventoso, perché bisogna considerare che sarà un terrapieno alto 5 metri, solamente a livello stradale, per cui aggiungendo il guard rail siamo oltre i 6 metri e mezzo, e largo 40 metri. Faccio un esempio: il muro di Berlino era alto 3 metri, la Grande Muraglia Cinese mediamente è alta sui 9/10 metri. Ma nessuno dei due è largo 40. Significa anche una botta di inquinamento, perché ovviamente lungo la direttiva non è che circoleranno auto elettriche, bensì camion, automezzi pesanti, autovetture, con un impatto non indifferente. 

Saranno presenti grandi nomi politici, alla kermesse?

Noi siamo contrari all’esibizione delle majorettes, dei nani e delle ballerine di vecchia memoria, per quanto riguarda il discorso politico. Non vogliamo fare, per esempio, come quando arrivano le elezioni e si presenta qualche grosso papavero del partito o della coalizione. Noi amiamo lavorare sul territorio. L’unica persona che noi porteremo dal punto di vista politico e del dibattito relativo alla “No Tem Si Metro” è Massimo Gatti, consigliere provinciale, una persona che da sempre si batte su questi argomenti, una persona estremamente concreta. Non parliamo di un futuro che non esiste, parliamo della realtà e di come affrontarla. Insieme a Massimo Gatti ci saranno esponenti del mondo della cultura, cioè persone che, per capacità personali e didattiche, sono in grado di prospettarci uno scenario futuro. Quindi, progettisti, economisti, persone che ci possano dire: «Ma, attenzione! Guardate che c’è questo problema, si prospetterà questo scenario!». Perché noi dobbiamo governare il futuro, in funzione dell’attualità odierna. Se già sappiamo che domani si avvererà un evento e domani noi avremo determinati problemi, bisogna affrettarsi ad affrontarli, per non ritrovarsi con la solita situazione italiana di dovere andare a gestire un’emergenza che è da molto annunciata.

In conclusione all’intervista, D’Andrea ci tiene a sottolineare un argomento che al Circolo del Prc di Peschiera sta molto a cuore: «Alla festa ricorderemo anche Angelo Poletti, il partigiano peschierese a cui il Comune – non si sa perché – non ha voluto intitolare una via, nonostante le nostre richieste. Il 10 agosto di quest’anno l’Anpi – Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, ndr – farà una manifestazione perché ricorrono i 65 anni dell’eccidio di piazzale Loreto, nel quale è stato ucciso appunto Poletti, che era di Linate. Non capiamo perché non si possa dedicare una via a una persona che, in fin dei conti, è stata fra i fondatori, sul territorio, dell’antifascismo e quindi della resistenza della Repubblica italiana».

Novella Prestigiovanni