Bandiere per dire no al cemento


Dal 14 febbraio scorso, è possibile acquistare questa bandiera e appenderla al balcone, al fine di rendere più manifesta la propria presenza sul territorio e dare un significativo segnale all’Amministrazione comunale, che però ancora non si è pronunciata sul progetto presentato al Comune dai proprietari, che prevede la costruzione di 250-280 appartamenti in un quartiere già densamente popolato. Secondo le stime, infatti, i residenti della zona in questione sarebbero già circa 6.000 e la realizzazione del progetto prevede un’aggiunta di ben 700 abitanti, oltre alla perdita di un centinaio di parcheggi e della possibilità di avere un’area di verde attrezzata.
Intanto aumentano le firme per la petizione che dice “no al cemento”, che ha raggiunto in pochi mesi quota 1.500, ossia circa il 30% degli elettori di via Di Vittorio e via Parri: banchetti davanti all’ufficio postale e alle scuole e raccolta “porta a porta” continueranno a dare la possibilità ai cittadini che ancora non hanno firmato di esprimere la loro preferenza, che potrà essere data anche on-line attraverso il blog del comitato all’indirizzo http://giulemanidallacampagnetta.blogspot.com, oltre alla possibilità di chiedere informazioni all’indirizzo [email protected].
È bene precisare che il sindaco Mario Dompè non ha ancora espresso un orientamento a riguardo e che ad oggi l’area è ancora non edificabile e destinata a parco attrezzato. Dai volantini che circolano in tutte le caselle di posta della zona, però, il comitato rende noto che “a pagina 1 del progetto c’è scritto che i proprietari e l’Amministrazione hanno concordato di rendere edificabile la Campagnetta e di costruirvi case”, non seguita da smentita da parte del primo cittadino.
Intenzione dell’Amministrazione comunale sembra quella di garantire ai giovani la possibilità di acquistare case a edilizia agevolata, ma ancora l’ente non ha reso note le aree in cui sorgeranno, le quali però, secondo il comitato, devono essere distribuite equamente su tutto il territorio sandonatese. La preoccupazione quindi c’è, ed è alta. Ecco perché la battaglia continua.

Stefania Pellegrini