Giorno del ricordo, il Comune di Peschiera Borromeo e il Comitato 10 febbraio consegnano un riconoscimento all’esule Piero Tarticchio

«A Piero Tarticchio, che ha testimoniato la dignità del Ricordo raccontando una storia che non verrà più dimenticata. Per averci insegnato che nessun dolore, nessuna ingiustizia potrà mai cancellare la dignità e l'amor di patria di un figlio d’Istria»

Da sinistra: Emanuele Merlino (Presidente Comitato 10 Febbraio); Luigi Di Palma (Presidente del Consiglio comunale); Piero Tarticchio; Augusto Moretti (Sindaco di Peschiera Borromeo); Stefania Acccosa (Vicesindaco di Peschiera Borromeo)

Il convegno in aula consiliare

Il convegno in aula consiliare

Domenica 6 febbraio si è svolto il convegno “La verità non sta in silenzio”

Domenica, 6 febbraio, Piero Tarticchio, ha partecipato al Convegno pubblico dal titolo “La verità non sta in silenzio” organizzato dall’amministrazione comunale peschierese per le celebrazioni del 10 febbraio, Giorno del Ricordo. Un ospite d’eccezione, che torna frequentemente in questo comune a portare la sua coinvolgente testimonianza. Nonostante gli acciacchi dei sui 85 anni, anche quest’anno ha risposto con entusiasmo alle istanze che lo volevano presente nei giorni in cui si commemorano i Martiri delle Foibe. Piero Tarticchio questa volta aveva un motivo in più per partecipare. In questi giorni per Mursia editore è uscito il suo ultimo libro: “Sono scesi i lupi dai monti”.
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La copertina del libro edito da Mursia, in uscita in questi giorni

La copertina del libro edito da Mursia, in uscita in questi giorni

“Sono scesi i lupi dai monti”.

Una storia vera. Un libro che racconta la sua vita e le terribili vicende storiche che da ragazzino lo hanno coinvolto. Piero Tarticchio da bambino ha assistito all’assassinio di sette famigliari, fra cui l’amato padre, tutti infoibati. Dopo tanti libri con protagonisti personaggi di fantasia che testimoniavano il suo dolore di esule istriano attraverso la narrazione romanzata delle vicende del confine orientale dell’Italia nell’immediato dopoguerra, l’autore del monumento alle foibe posato a Milano in piazza della Repubblica, ha scritto la biografia della sua vita: «Sono arrivato alla fine del mio percorso – ha affermato malinconicamente l’artista istriano -. Ho voluto lasciare una testimonianza dettagliata di quello che ho raccontato in giro per l’Italia negli ultimi trent’anni. In modo che quando io non ci sarò più, mia figlia Barbara prenda il testimone del mio lavoro». In realtà Piero Tarticchio ha fatto molto di più. Ha lasciato una testimonianza indelebile. Insieme alla figlia, saranno in tanti gli italiani che una volta letto “Sono scesi i lupi dai monti”, conosciuta la sua storia, testimonieranno ai posteri quello che hanno sofferto i nostri connazionali. Esuli in Patria, spesso accolti con diffidenza e malevolenza, scappati da quelle terre per avere salva la vita, per rimanere italiani. Terre che il geografo greco Strabone 2000 anni fa definiva italiane, il confine era Pola, città degli esuli, perché questa era la traduzione del toponimo. Singolare che la fondarono gli esuli e dopo due millenni l’abbandonarono gli esuli. Che era terra italica, ancora prima dell’idea d’Italia lo conferma anche il sommo poeta Dante Alighieri, che circa 1300 anni dopo Strabone, definì i confini italiani e scrisse nel IX Canto dell’ Inferno: «com'a Pola presso del Carnaro, ch'Italia chiude e i suoi termini bagna».
Tito voleva annettere quelle terre alla Jugoslavia, ma non voleva gli italiani.
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L'abbraccio fra il sindaco Moretti e Piero Tarticchio

L'abbraccio fra il sindaco Moretti e Piero Tarticchio

Piero Tarticchio stringe la targa di benemerenza nelle sue mani

Piero Tarticchio stringe la targa di benemerenza nelle sue mani

Al termine della sua testimonianza, il sindaco di Peschiera Borromeo Augusto Moretti visibilmente commosso, e il presidente del Comitato 10 Febbraio Emanuele Merlino, hanno conferito una targa all’ospite illustre che recita:
«A Piero Tarticchio, che ha testimoniato la dignità del Ricordo raccontando una storia che non verrà più dimenticata. Per averci insegnato che nessun dolore, nessuna ingiustizia potrà mai cancellare la dignità e l'amor di patria di un figlio d’Istria».
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Emanuele Merlino e Piero Tarticchio davanti all'opera di Carla Bruschi

Emanuele Merlino e Piero Tarticchio davanti all'opera di Carla Bruschi "La verità non sta in silenzio" dedicata al Maritito di Norma Cossetto

«Il titolo di questo convegno "La Verità non sta in silenzio" è stato liberamente tratto dall’ opera della nostra concittadina Carla Bruschi messa a disposizione del Comitato 10 Febbraio, esposta per l’occasione qui in sala consiliare - ha spiegato Luigi Di Palma Presidente del Consiglio comunale-. La tela di Carla Bruschi è dedicata a Norma Cossetto. La benda sugli occhi, rappresentata da un filo spinato, è metafora del dolore causato dalle torture, e dalla cieca e bieca violenza subita. La benda inoltre lancia un messaggio a tutti quelli che per troppo tempo hanno finta di non vedere quello che era accaduto. Lo squarcio che ha sul petto- conclude Di Palma-, rappresenta la foiba di Villa Surani dove è stata gettata, perché aveva scelto di essere italiana»