Solo l’ amore paterno può perdonare tutte le bugie raccontate dal giovane Pinocchio |Video|

Quanto è disposto, un padre, a mettersi nelle condizioni di farsi tradire dal figlio?

Cesare Mannucci

Cesare Mannucci

“Le cose che racconti tu le dici come le vuoi tu, non dirne più ridon tutti di te. Sai che siamo nati molto prima di te e non inventarne con chi più ne sa, sai che siamo stanchi di ascoltarti perché non è vero non è vero quel che dici son storie che inventi tu,  non dirne più, ridon tutti di te.  Sai che siamo nati molto prima di te e non inventarne con chi più ne sa,  sai che siamo stanchi di ascoltarti perché… non è vero, non è vero quel che dici son storie che inventi tu… non dirne più, ridon tutti di  te”. Con questo celebre successo il grandissimo Maurizio Arcieri e i suoi New Dada  arrivarono terzi al Cantagiro del 1967 con lo stesso brano che due anni prima avevano suonato infiammando il Vigorelli sul palco insieme ai Beatles. Questa settimana vogliamo parlare di Geppetto, il padre di Pinocchio che a nostro avviso non può essere altri che il capogruppo del Pd Moreno Mazzola. Ma perché vogliamo identificare Mazzola a Geppetto? Semplicissimo. Si parla tanto di Pinocchio, ma non abbastanza del padre, di Geppetto. In generale, questo celebre falegname viene visto come un arzillo vecchietto con tanto di baffi ed occhiali, tutto preso dalle monellerie del suo caro burattino. Ma a ben leggere la grande opera di Collodi le cose stanno diversamente, tanto che la stessa esistenza di Geppetto pare un banco di prova per una domanda fondamentale: quanto dolore può sopportare un padre? Quanto è disposto, un padre, a mettersi nelle condizioni di farsi tradire dal figlio (perché è solo chi ha avuto fiducia, o fede, che può esser tradito)? Geppetto è il padre fedele, è colui che soffre della sofferenza del figlio, è il padre che si mette alla ricerca del figlio. Come giustificare se no in queste settimane, dopo le dure prese di posizione di Moreno Mazzola che prima dell’estate in consiglio comunale aveva lasciato clamorosamente l’aula in segno di protesta contro l’azione di governo del sindaco Zambon e le presunte “interferenze” di ex amministratori comunali nel regolare svolgimento dell’attività amministrativa dell’esecutivo del giovane primo cittadino, le attuali interviste alle stampa locale dove al contrario il capogruppo punta l’indice contro gli ex colleghi di partito rei di aver firmato la mozione di sfiducia al sindaco? E come giustificare altresì la ritrovata collegialità di condivisioni quando il sindaco, alla faccia del rinnovamento ha portato in giunta un altro assessore dell’ex giunta Tabacchi e persone familiarmente legate ai chi fu uno dei principali attori nello scontro interno del Pd che portò alla scissione, al commissariamento e alla successiva vittoria del centrodestra? Solo un “padre” che per amor del figlio, si piega alla “Ragion di Stato” e con un doppio salto mortale, carpiato e avvitato, promuove il senso di responsabilità dell’ex sindaco forzista oggi l’architrave centrale su cui regge la legislatura di Luca Zambon. To be continued

Cesare Mannucci

Non dirne più