Da Regione Lombardia 630 mila euro per il Distretto del Commercio "La Via dell'Acqua e dei Mulini"
Peschiera Borromeo (capofila), Mediglia, Pantigliate, Paullo, Tribiano: sono i Comuni che compongono il Distretto Commerciale del Sud-Est Milano, organismo finalizzato alla promozione e al coordinamento delle attività economico-commerciali insistenti su quest’area
06 dicembre 2022
Ammontano a oltre 47 milioni di
euro le risorse destinate da Regione Lombardia a tutti i 151 distretti del
commercio lombardi che hanno partecipato al bando. Precisamente ai Comuni della
Città metropolitana di Milano 8.902.268 euro, ai comuni della Provincia di Lodi
324.033 euro. La misura è finalizzata a consolidare la ripresa delle economie
locali nei Distretti del Commercio lombardi, sostenendo sia gli interventi di
qualificazione del contesto urbano e del territorio realizzati dagli enti
locali, sia gli investimenti diretti delle imprese del territorio, premiando in
modo particolare le eccellenze progettuali e i distretti più innovativi con una
strategia di sviluppo di lungo periodo. Il bando ha visto una dotazione
finanziaria più che raddoppiata rispetto all'ultima edizione a dimostrazione
della forte volontà della Regione di sostenere il settore del commercio e gli
enti locali. «I distretti del commercio
- ha detto il presidente di regione Lombardia Attilio Fontana - ricoprono
un ruolo fondamentale sui territori, riuscendo ad attivare sinergie e a fare sistema.
Sono inoltre interlocutori importanti non solo per gli operatori locali, ma
anche per l'intera collettività».
Peschiera Borromeo (capofila), Mediglia, Pantigliate, Paullo, Tribiano: sono i Comuni che compongono il Distretto Commerciale del Sud-Est Milano, organismo finalizzato alla promozione e al coordinamento delle attività economico-commerciali insistenti su quest’area, che si sono aggiudicati un contributo di 630 mila euro grazie al Bando realizzato in collaborazione con la Confcommercio di Melzo risultato vincitore.
L'artcolo continua dopo le immagini degli sponsor
“La Via dell’acqua e dei Mulini”, perchè questo nome?
La Via dell’acqua e dei Mulini”, ha per logo un simpatico
mulino. L’idea del nome del Distretto si deve a Sergio Leondi storico locale che
in un articolo del 2012 su 7giorni spiegava: «Di acqua ne è corsa e ne corre tanta, giù per i fossi, le rogge, i
canali, che da epoche immemorabili disegnano sul territorio del Sud-Est Milano
una ragnatela fittissima, utile, benefica. Quest’acqua giunge da lontano, da
Alpi e Prealpi, grazie a due fiumi che hanno portata costante in ogni stagione
dell’anno: il Lambro e l’Adda, i quali segnano pressappoco i confini
occidentale e orientale del Distretto. Per “strada”, entrambi alimentano
innumerevoli alvei artificiali: famosissimi gli “abduani” Muzza e Addetta. Pure
i fontanili, fenomeno tipico della nostra zona, prodotto combinato della natura
e dell’uomo, dopo aver fecondato marcite e prati concorrono a impinguare questo
fantastico reticolo idrico. Non c’è alcun dubbio: l’acqua prima ha modellato, e
in un secondo tempo mediante l’opera dell’uomo ha determinato la ricchezza
della Bassa milanese, in particolare di questo lembo di pianura;
nell’agricoltura innanzitutto, e in seguito ai primordi dell’industria, con i
mulini, antenati degli opifici moderni, mulini strettamente connessi alle
attività commerciali. Poco o per niente costosa, ecologica, riutilizzabile
pressoché all’infinito, adattabile a mille usi, l’acqua, fonte di vita per le
specie umana e animale e per la flora, ha fatto nascere l’industria, ha
favorito il commercio (e i trasporti: spesso era preferibile viaggiare su acqua
anziché sulle strade, malmesse e più insicure). Azionando le prime macchine,
l’acqua ha reso il lavoro meno faticoso: a buon diritto le ruote idrauliche
degli impianti molitori, in particolare le loro classiche ruote dentate a
ingranaggi (tra le prime nella storia dell’umanità) sono il simbolo per
antonomasia del lavoro dell’uomo (come tale, la Ruota dentata figura
nell’emblema della Repubblica Italiana, accoppiata allo “Stellone”: rappresenta
l’attività lavorativa, traduce il primo articolo della Carta Costituzionale:
“L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”). Ancora oggi il
termine inglese “mill”, mulino, nella patria della rivoluzione industriale,
ossia la Gran Bretagna, è associato all’attività manifatturiera. Perché i
mulini non servivano soltanto a far girare le macine per ridurre il grano in
farina, per “frangere” i semi oleosi o per “brillare” il riso, ma altresì
mettevano in moto filatoi, torcitoi e telai per le fabbriche tessili, segherie,
cartiere, magli dei fabbri e così via, per gli scopi più disparati.
Indispensabile corollario dell’attività molitoria, era il commercio: una volta
ottenuto il prodotto, si trattava di venderlo, di farlo arrivare ai mercati e
nelle case della gente. Sul territorio dei Comuni, distribuiti sull’asse della
Paullese, che compongono questo Distretto commerciale, di mulini se ne
contavano a centinaia: molti di essi sopravvivono tuttora e, perfettamente
integri, conservano i macchinari e i congegni originali. Sull’uso dell’acqua a
fini irrigui, non occorre spendere molte parole. Ancora meno per il consumo a
scopi civili e alimentari del cosiddetto oro azzurro o blu: il territorio è
disseminato di pozzi per l’acqua potabile, buonissima da bere: quella che
scende dal rubinetto delle nostre abitazioni; a Paullo è presente una grande
“Casa dell’Acqua”, museo e sito per attività didattiche, di educazione
ambientale; molte altre “case” similari erogano acqua pura, naturale e
frizzante nei nostri Comuni: una bellissima “scoperta” degli anni più recenti.
Come ieri, la suddetta funzione irrigua dell’acqua, fondamentale per
l’esistenza di tutti noi, prosegue nel Terzo Millennio: l’agricoltura
costituisce la risorsa primaria, nonché uno dei cespiti principali
dell’economia locale. Le produzioni agricole sono d’eccellenza, l’allevamento
del bestiame specialmente bovino e suino che da quelle dipende, pur diminuito
rispetto al secolo scorso, seguita a costituire una cospicua fonte d’entrata,
mentre l’agricoltura tout court, per il solo fatto di esserci, contribuisce
alla tutela del paesaggio, lo preserva dalla cementificazione selvaggia (noi
siamo a pieno titolo nell’ambito del Parco Agricolo Sud Milano). Mutatis
mutandis, l’acqua ha una propria valenza dal punto di vista ecologico-ambientale
e, perché no?, turistico: la Muzza, l’Addetta, i fontanili, in prospettiva - è
il mio augurio - di nuovo il Lambro, depurato e restituito alla fruizione
pubblica com’era fino a non molti decenni orsono, possono costituire, ora e nel
futuro, delle “isole felici” per il benessere psico-fisico dei cittadini.
Dulcis in fundo segnalo la presenza straordinaria dell’Idroscalo, il “mare
nostrum” vicino a casa, così come le altre decine di specchi d’acqua - ex cave
per l’estrazione degli inerti, sabbia e ghiaia -, trasformati in laghetti per
lo sport, la pesca sportiva e il relax: tante tappe di percorsi che sostanziano
e integrano la “via” principale. Per tutte le ragioni sopra esposte la proposta
finale, positivamente accolta, è stata di contrassegnare il Distretto
Commerciale con il nome: “La Via dell’Acqua e dei Mulini”. Molto più pertinente
e suggestivo rispetto, che so?, a quello “della Paullese” ventilato da alcuni,
che specie negli ultimi tempi avrebbe rischiato di evocare soltanto traffico,
smog e inquinamento, ovvero stress metropolitano. Mentre l’acqua e i mulini, nell’immaginario
collettivo ma anche nel concreto, suscitano idee di vitale freschezza, di gioia
di vivere, di fattiva operosità».
06 dicembre 2022