Le voci infondate di scorie e rifiuti tossici nel sottosuolo sembrano allontanarsi


Intervistando Basilio Rizzo, storico consigliere comunale dell’opposizione, ripercorrendo la vicenda giudiziaria, che vede il re delle bonifiche Giuseppe Grossi indagato per i costi gonfiati dell’operazione, non ultimo dando voce ad improbabili testimoni capaci di “sentire gli odori con la bocca”, gli estensori dell’articolo suffragano l’ipotesi che una rimanenza di materiale inquinato permanga sotto l’area.
In questo senso, anche la posizione espressa da Davide Boni, Assessore Regionale al Territorio e Urbanistica, viene usata in modo quantomeno equivoco.
Contrariamente a quanto appare dal montaggio del servizio, nel definire la situazione come: «Non controllabile e certificabile da nessuno al momento», l’Assessore faceva riferimento all’aspetto finanziario del caso.
Raggiunto infatti al telefono, ci conferma di pensare che «tutto sia stato fatto bene», ponendo l’accento del suo intervento esclusivamente sull’aspetto giudiziario.
«E’ in corso un’indagine della Procura della Repubblica. Non c’è nessun allarme: è solo una questione di maggiorazione di costi».
Per parte degli abitanti, abbiamo parlato con Diego D., residente a Rogoredo da sempre, che ha avuto modo di seguire i lavori fin dall’inizio.
Si ricorda di scavi profondi e accurati, tanto, da aver riportato alla luce perfino ordigni inesplosi della seconda guerra mondiale. Un Dettaglio rassicurante.
A meno che non si pensi che gli inquinatori le abbiano riposizionate sopra le loro scorie.


Alessandro Nardin