Milano: 14 anni e 6 mesi di carcere per l’uomo che ferì un militare in Stazione Centrale

Per i giudici lo yemenita 23enne agì con finalità terroristiche. Una volta espiata la pena sarà espulso dall’Italia

Era animato da “finalità terroristica” Mahamad Fathè, lo yemenita di 23 anni che nel settembre 2019 aggredì un militare di pattuglia nell’area della Stazione Centrale di Milano colpendolo al collo con un paio di forbici. Lo ha stabilito il Tribunale di Milano che ha condannato l’imputato a 14 anni e 6 mesi di carcere per tentato omicidio aggravato dalla finalità terroristiche.  Un’aggravante scattata soprattutto perchè l’uomo, quando venne bloccato, urlò “Allah Akbar”, tipico proclama dei terroristi islamici. I giudici dell’ottava sezione penale, presieduta da Maria Luisa Balzarotti, gli hanno inflitto 3 mesi in più della pena chiesta dal pm Enrico Pavone (pari 14 anni e 3 mesi di carcere). Lo yemenita sarà inoltre espulso dal territorio italiano una volta finita di scontare la sua pena in carcere. All’atto della richiesta di condanna, Fathè era stato definito un “lupo solitario”. «Nessuno gli contesta di essere associato a organizzazioni terroristiche - ha spiegato il pm Enrico Pavone - perché non è risultato che avesse contatti diretti, ma risponde dell'aggravante perché aveva finalità di terrorismo, ossia di creare panico, spaventare la popolazione e fare paura».  

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