Parla Massimo Tarantino l’uomo senza paura che ha fermato il killer di Assago: «Non sono un eroe. Sono ancora sconvolto per chi ha perso la vita»
L'ex difensore di Napoli, Inter e Bologna: «Ero al posto sbagliato al momento sbagliato ma ho fatto la cosa giusta per proteggere mia moglie e mia figlia»
29 ottobre 2022
«Non mi ero preparato a dover affrontare un evento tragico
come quello che è accaduto sotto i miei occhi giovedì ad Assago – racconta al
Corriere della Sera Massimo Tarantino, l’uomo che ha disarmato e immobilizzato
l’omicida Andrea Tombolini, giovedì sera al Carrefour di Milanofiori -. Mi deve
credere se le dico che sono in difficoltà a parlarne, e non solo per quello che
ho visto. Io sto bene, ma ci sono persone in ospedale e addirittura una che non
ce l'ha fatta». Massimo Tarantino dovrebbe in teoria essere avvezzo ai
riflettori, non foss'altro perché prima di diventare dirigente sportivo è stato
un difensore di Napoli, Inter e Bologna tra le varie squadre, con anche una
parentesi al Monza a fine anni Ottanta. È stato responsabile dell'area tecnica
della Spal fino al 30 giugno scorso. Giovedì sera era al centro commerciale ha
svolto un ruolo fondamentale nel fermare il 46enne milanese che ha accoltellato
cinque persone. «Ero con mia moglie Tatiana e mia figlia Giorgia di 22 anni al
supermercato a fare la spesa – spiega Tarantino -. Ci trovavamo in fila alla
cassa con il carrello quando abbiamo sentito delle urla. In un primo momento è calato il silenzio, perché tutti abbiamo
cominciato a chiederci cosa stesse succedendo. Poi è sbucata una persona
con la maglia sporca di sangue. A quel punto si è generato il panico,
c'era gente che scappava a destra e sinistra. Nel fuggi fuggi generale un uomo con il coltello in mano è corso nella mia direzione, finché un dipendente del Carrefour si è frapposto fra me e lui. E ha preso la coltellata. È stata una questione di attimi, non c'era il tempo di razionalizzare.
Semplicemente ho dato un calcio al braccio dell'aggressore facendogli
volare via il coltello. A quel punto l'ho immobilizzato finché non sono
arrivate le forze dell'ordine che lo hanno preso in custodia. È stata una mossa irrazionale, mica sono addestrato. Non sono scappato
perché il mio istinto primario è stato quello di proteggere mia moglie e
mia figlia. Ho solo tentato di disarmarlo. Urlava (Tombolini ndr), ma tutti gridavano in quel momento, non si capiva niente. C'era
il caos generale. Poi quando è stato disarmato è rimasto immobile, si
vedeva che non era lucido. Gli agenti sono sopraggiunti dopo poco, anche
se in questo momento non ho bene la percezione del tempo».
Il dipendente del Carrefour che ha preso una coltellata davanti a Tarantino non era Luis Fernando Ruggieri morto in seguito al fendente sferrato da Tombolini: «No - spiega Tarantino -, perché è avvenuta nelle corsie centrali del supermercato. Credo che sia successo quando abbiamo sentito le prime due-tre urla, cioè al momento dei primi accoltellamenti. Solo in un secondo momento si è creato il panico nella zona delle casse. Io sono sconvolto soprattutto per chi non ce l'ha fatta, per la sua famiglia e per chi ha subito le ferite. Non mi sento un eroe, anzi a dirla tutta provo disagio nel ritrovarmi al centro dell'attenzione. Reputo solo di aver fatto la cosa giusta dopo essermi trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato. Guardi - conlclude il coraggioso dirigente sportivio-, ho 51 anni e da tutta la vita faccio la spesa negli ipermercati. Un episodio, pur devastante, non può condizionare la vita mia e della mia famiglia. Non ci può rubare la quotidianità».
Il dipendente del Carrefour che ha preso una coltellata davanti a Tarantino non era Luis Fernando Ruggieri morto in seguito al fendente sferrato da Tombolini: «No - spiega Tarantino -, perché è avvenuta nelle corsie centrali del supermercato. Credo che sia successo quando abbiamo sentito le prime due-tre urla, cioè al momento dei primi accoltellamenti. Solo in un secondo momento si è creato il panico nella zona delle casse. Io sono sconvolto soprattutto per chi non ce l'ha fatta, per la sua famiglia e per chi ha subito le ferite. Non mi sento un eroe, anzi a dirla tutta provo disagio nel ritrovarmi al centro dell'attenzione. Reputo solo di aver fatto la cosa giusta dopo essermi trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato. Guardi - conlclude il coraggioso dirigente sportivio-, ho 51 anni e da tutta la vita faccio la spesa negli ipermercati. Un episodio, pur devastante, non può condizionare la vita mia e della mia famiglia. Non ci può rubare la quotidianità».
29 ottobre 2022