San Donato, sparatoria al Comando: «Il Comune non ha fatto la sua parte»

Incalzano le opposizioni, a circa un anno dai tragici fatti che costarono la vita a Massimo Iussa e Massimo Schipa. Falbo e Mannucci: «Mai appurato se l’agente che ha sparato fosse nelle condizioni di detenere una pistola»

I tanti sandonatesi accorsi in via Battisti lo scorso 29 giugno

I tanti sandonatesi accorsi in via Battisti lo scorso 29 giugno

Intanto è ancora in corso una indagine della Procura per presunto mobbing

A poco meno di un anno dalla tragica sparatoria al Comando di polizia locale di San Donato che, il 29 giugno 2017, costò la vita all’agente Massimo Schipa ed al vicecomandante Massimo Iussa, le polemiche non accennano a placarsi. Se lo scorso mese di aprile, infatti, la Procura ha chiuso in via ufficiale l’indagine relativa alla dinamica della tragedia, che ha confermato il quadro dell’omicidio-suicidio per mano dell’agente Massimo Schipa, la minoranza consigliare punta il dito contro il Comune e torna a chiedere riscontri che non sono mai arrivati. «Il sindaco – afferma Cesare Mannucci, Consigliere di Forza Italia – deve tutelare la sicurezza dei cittadini e dei lavoratori dell’Ente. Dopo l’accaduto, in tanti hanno parlato di un clima di tensione all’interno del Comando. Inoltre si è detto che Massimo Schipa viveva uno stato di malessere, eppure aveva in mano la pistola d’ordinanza. È possibile che non sia mai stata avviata una verifica seria riguardo le dinamiche all’interno del settore della polizia Locale?». Non meno dura la posizione di Gina Falbo, capogruppo di Insieme per San Donato, che incalza: «l’agente che ha sparato pare assumesse psicofarmaci e che avesse più volte presentato certificati medici in cui si dichiarava che soffriva di depressione. Allo stato attuale non sappiamo con certezza se fosse o meno in possesso delle condizioni psicoattitudinali necessarie a detenere una pistola. Il Comune, infatti, non ha fatto la sua parte per valutare tutte le criticità». Anche alla luce di ciò, la minoranza torna a chiedere l’istituzione di una commissione d’indagine interna. «La commissione – prosegue Falbo – servirebbe a fugare ogni dubbio ed a tranquillizzare i dipendenti del Comune». Intanto, Chiusa l’indagine per omicidio-suicidio, resta però aperto un altro procedimento separato, e cioè quello inerente il movente che avrebbe spinto l’agente Massimo Schipa a sparare. In tal senso bisognerà accertare se, come sostenuto dai legali di Schipa e dalla sua famiglia, l’agente 52enne fosse da tempo oggetto di mobbing all’interno del Comando.
Redazione Web 

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