Milano: le “case bianche” di via Feltrinelli in fase di bonifica, a seguito di «60 malati e 17 morti»
Via l’amianto. Il consigliere di Zona 4 Alessandro Nardin ha effettuato un sopralluogo nell’area
Di bianco non è rimasto più niente. «Quella pittura rossa che impregna i muri è una colla vinilica che è stata applicata sulle pareti ripulite, per imprigionare ogni eventuale fibrilla di amianto rimasta».
20 ottobre 2011
Alessandro Nardin, consigliere di Zona 4, è appena uscito da un sopralluogo sul cantiere di via Feltrinelli 16, dove gli operatori stanno procedendo a bonificare dall’amianto l’edificio, sopralluogo voluto dalla Commissione Lavoro del Consiglio di Zona e organizzato dal presidente di commissione, Luca Massari, anch’egli presente assieme a rappresentanti degli inquilini.
Le “case bianche” devono il loro triste soprannome proprio ai pannelli che le rivestivano esternamente, una concessione all’estetica pagata a caro prezzo.
«Anche se i lavori sono cominciati, non possiamo dimenticare che fra gli abitanti di queste case si sono contati 60 malati e 17 morti negli ultimi anni, per patologie che i medici attribuiscono alla respirazione di particelle di amianto», asserisce il Consigliere.
Nardin, i lavori come procedono?
I lavori sembrano essere monitorati e controllati al meglio. I responsabili hanno molto insistito sulla costante monitorizzazione del livello di contaminazione dell’aria: ci sono due centraline fisse in cantiere, che ci dicono come nell’area tutti i valori siano nella norma. Il rischio di respirare amianto qui è lo stesso che in altre zone di Milano.
Quanto tempo manca ancora alla fine dei lavori?
La bonifica delle facciate è terminata, oggi stesso sarebbe incominciata la rimozione dei rivestimenti delle canne fumarie, operazione che durerà ancora un paio di mesi. Dopodiché si passerà alla ristrutturazione, che si prevede conclusa nel gennaio 2013. Ancora sei mesi per il collaudo; a quel punto, gli abitanti potranno tornare in casa.
C’è ancora rischio per la salute?
Io non sono un tecnico: non posso che fidarmi di ciò che riferiscono gli enti preposti, cioè che non c’è e non ci sarà più pericolo per i cittadini, e che i lavoratori sul cantiere hanno sempre operato secondo le più rigide norme di sicurezza. L’amianto che inquinava le case era comunque di natura compatta, pertanto non pericoloso direttamente per le persone. Ciò che a Rogoredo ha provocato la strage, perché se fosse comprovata la causa diretta non si potrebbe usare altro termine, può essere stato il cattivo stato dei pannelli, molti dei quali sono stati rotti o scheggiati, liberando nell’aria a lungo il loro veleno. Gli inquilini dello stabile mi sono sembrati comunque di tutt’altro avviso, e non si può biasimarli se percepiscono il pericolo non ancora passato.
20 ottobre 2011