La crioconservazione degli ovociti offre speranze alle aspiranti mamme

è stata presentata una nuova metodica denominata “Social freezing” per offrire la possibilità di crioconservare gli ovociti a garanzia di una maternità messa a rischio

Gli ovociti, le cellule uovo della donna, invecchiano assieme a lei e gli “acciacchi” dell’età cellulare comportano la difficoltà a concepire in età avanzata. Se da un lato il momento in cui si decide di pianificare l’arrivo del bebè è posticipato per motivi economici, di carriera o per l’assenza di una relazione stabile, dall’altro si deve fare i conti con la natura: dopo i 35 anni la possibilità di portare a termine una gravidanza e avere un bambino in salute diventa sempre più difficile. Lo dicono i nostri geni che sono intessuti di regole precise, che vanno di pari passo con il nostro orologio biologico. 24_salute_crioconservazione_4Tra il 1991 e il 2001 il numero delle donne che hanno avuto il primo figlio tra i 35 e i 39 anni è aumentato del 36%, ma l'Italia possiede anche il primato europeo delle mamme over 40. Di questi argomenti si è discusso il 29 novembre durante il Convegno “Crioconservazione Cellulare e Applicazioni Cliniche” organizzato da UniStem presso l’Università degli Studi di Milano, nel corso del quale è stata presentata una nuova metodica denominata “Social freezing”: nata inizialmente per offrire la possibilità di crioconservare gli ovociti a garanzia di una maternità messa a rischio da tumori e chemioterapie, determina anche una riduzione significativa dei cicli di fecondazione assistita, e i relativi bombardamenti ormonali, a cui sono costrette a sottoporsi le donne che vedono il desiderio di maternità contrastato da problemi di infertilità. Il congelamento degli ovociti (fino a -196° C) consentirebbe un forte contenimento, nell’ambito della procreazione assistita, di quelle attività che hanno generato sino a oggi forti discussioni sul piano sanitario, legale e bioetico. Consentendo di evitare il ricorso alla fecondazione eterologa, pone fine all’acceso dibattito sulle implicazioni etiche e legali dell’ovodonazione, una procedura vietata in Italia e fortemente contrastata sia dalla comunità cattolica, sia da quella musulmana. La tecnica è estesa a donne che non abbiano superato i 40 anni e gli ovociti prelevati vengono conservati in “biobanche” che seguono rigidi criteri di sicurezza e qualità. La scienza, ancora una volta, a tutela della vita.

 

Giulia Tosti