Maltempo, gli alberi cadono? La ragione è, come al solito, da attribuire a fattori antropici, cioè all'uomo

In natura, infatti, è molto difficile che si verifichino questi eventi, che invece si ripetono sovente in città. Il Dottor Pria spiega tecnicamente perché

Un albero caduto in seguito al maltempo

Un albero caduto in seguito al maltempo

La prima ragione è da ricercarsi nella fisiologia della pianta. Studi ormai consolidati hanno testimoniato che una qualsiasi pianta, in piena terra (ad esempio pensiamola collocata in un parco) abbia un apparato radicale pari, in volume, al volume della chioma. Immaginate, quindi, quanto esteso sia esso! Le radici hanno un accrescimento simile ai rami: da una principale, si dicotomizzano via via le secondarie, le terziarie, le quaternarie. Via via che esse crescono si approfondiscono e si allargano, le principali lignificano, perdendo la loro funzione assorbente, per assumenerne una molto importante, per l'albero: la funzione di sostegno. Immaginiamo, dunque, quando gli alberi vengano trapiantati, o spostati, oppure le loro radici tagliate a seguito o di lavori stradali, o riguardanti interventi alla rete elettrica, di  fognature, gas, acqua. È evidente, in tal caso, come la pianta possa soffrire terribilmente di problemi di ancoraggio, almeno fino a qando essa riesca, faticosamente,  a ripristinare l'apparato radicale tagliato (ma ci vogliono anni). Stesso discorso per le piante di grandi dimensioni trapiantate senza adeguate zolle (ma le zolle non sono mai sufficientemente grandi).
La seconda ragione sono le potature, specialmente quelle errate. Le piante ornamentali non vanno mai tagliate. Forse in natura le piante si autopotano? Gli unici alberi che  si devono  forzatamente potare sono le alberature cittadine, ma solo nel caso in cui essi siano da ostacolo per la circolazione dei mezzi, e le piante da frutta "industriali", per limitare la naturale alternanza di produzione (un anno di "carica" ed un anno di "scarica"). Un platano, un olmo, un carpino, per fare degli esempi, non si potano!
Qualora le potature vengano eseguite, a volte con il falso intento di scongiurare la caduta della pianta (!), la pianta reagisce abbandonando quella parte di apparato radicale che era preposta alla nutrizione di quella parte di chioma che è stata rimossa; in termini energetici, cioè, la pianta, privata di rami e quindi di foglie future, "preferisce" non nutrire organi che le sarebbero inutili, cercando un riequilibrio foglia-radice-foglie. Facendo ciò subisce un danno da un puno di vista dell'ancoraggio e, paradossalmente, diventa ancora più sensibile ai venti forti; infatti, pur avendo minor "effeto vela" della chioma, ha ancor più un minor ancoraggio!  Per quanto riguarda la chioma, la pianta reagisce emettendo rami disordinati ed affastellati, più sottili e lunghi, sottoposti ad un maggiore "effeto vela", e più soggetti a spezzarsi..
La terza ragione è una conseguaenza delle prime due. Dalle ferite di taglio, sia operate su radici che su rami, penetrano parassiti, patogeni, spore fungine e batteri che rischiano di far iniziare pericolose malattie, specialmente crittogamiche (funghi), che, nutrendosi di legno, instaurano necrosi e marcescenze, provocando crolli di branche e rami, e sfibrando l'apparato radicale, che perde, vieppiù, la sua funzione ancorante.  Se infatti osservate le foto delle piante cadute, noterete sempre ed immancabilmente i segni delle malattie fungine (inscurimenti e necrosi) a danni su radici e rami e sempre i segni di passate potature, residui di moncherini, rami necrotizzati: segnali inequivocabili di malattie fungine in avanzamento.
Questi danni sono poi accentuati allorquando le potature vengano eseguite in periodi sbagliati (da marzo a settembre), come spesso capita di osservare.  Il periodo è importante non tanto per la pianta in se stessa, quanto per la presenza, nell'aria, di spore e batteri, normalmente non presenti in autunno/inverno. Le spore vengono a contatto con le ferite di taglio ed attecchiscono immediatamente. Da qui l'esigenza di limitare, tra l'altro, l'estensione dei tagli: meglio cento tagli da 1 cm, che 1 taglio da 100 cm.! Sarebbe buona norma aspettare, poi, proprio per questo, la completa caduta delle foglie: esse, a fine stagione, infatti, sono coperte da uno strato non solo di smog, ma anche di spore e batteri, che andrebbero più facilmente a contaminare le ferie di taglio!
Ma quante volte vedete rispettate queste regole? Mai. Spesso le potature vengono fatte "per dare una bella ripulita", o per dare l'impressione alla cittadinanza di essere attenti al verde. Non dimentichiamo che costano! Non dimentichiamo i costi di smaltimento! Con gli appalti al ribasso le ditte che si assicurano le potature debbono rispettare tempi di lavoro sempre più ristretti e per far questo eseguono potature drastiche e grossolane, più veloci, a carico di rami grossi. Il risultato è spesso un insieme di alberi della cuccagna, in cui spesso le capitozzaure (i tagli delle cime), la fanno da padroni. Eppure i comuni si sono dotati di regolamenti del verde (legge Ronchi), che disciplinano le potature, ma ciò nonostante gli obbrobri si susseguono..... e le piante cadono!

Dr.agr. Mario Emanuele Pria

Dr.agr. Mario Emanuele Pria


Dr.agr. Mario Emanuele Pria - Manutenzione giardini e terrazzi - Corsi online di giardinaggio - www.marioemmepi.it - [email protected] - 3356032955


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