21 grammi, peso dell’anima? Solo una credenza

Qual'è la prima cosa alla quale pensi sentendo le parole 21 grammi?

Probabilmente di questi tempi non sei passato immune dall'ascoltare in radio il nuovo singolo del cantante Fedez, 21 grammi; questa canzone gioca su un velato doppiosenso indiretto (ma poi neanche così tanto) tra un vago riferimento alla droga e il peso dell'anima. Questa canzone infatti ha ridato luce e spolvero ad una vecchia credenza popolare in cui, attraverso un esperimento scientifico, è stato possibile quantificare il peso dell'anima umana in 21 grammi e come diretta conseguenza, dimostrarne ovviamente anche l'esistenza fornendo così delle certezze importanti fino a quel tempo rimaste solo misteriose supposizioni. Ma come è stato possibile misurare il peso dell'anima? E possiamo credere sul serio a questa credenza? Tutto ebbe inizio nel 1907 quando il Dottor Duncan MacDougall sostenne che l'anima fosse materiale, ovvero che avesse una massa, e che ovviamente avesse un peso e lo si potesse dunque anche misurare, come? Molto semplicemente mise sei pazienti terminali prossimi al trapasso su una bilancia precisissima che costruì egli stesso, in modo da misurare il peso dei corpi un attimo prima e un attimo dopo la morte per dimostrarne la variazione. Il valore medio di queste sei misurazioni fu proprio 21 grammi. Incredibilmente da questo esperimento trasse la conclusione che il peso dell'anima fosse proprio quello. Decise inoltre di rafforzare questa sua tesi con un ulteriore esperimento; mise in pratica la stessa identica procedura usando come pazienti quindici cani. I risultati misero in evidenza come non vi fosse alcun cambiamento di peso tra il prima e dopo il trapasso a dimostrazione del fatto che secondo la dottrina cristiana alla quale MacDougall credeva fermamente, i cani non avrebbero un anima in quanto sarebbe soltanto una pregorativa dell'uomo e in questo trovò un'ulteriore conferma delle sue idee. Ma quindi si possono considerare attendibili questi suoi esperimenti? Quando la ricerca fu pubblicata sul Journal of the American Society for Psychical Research, sull' American Medicine e sul New York Times, ricevette subito una gran quantita di critiche da tutta la comunità scientifica per via del fatto che i sei casi esaminati costituissero un campione insuffciente per poetr dare conferma ad una teoria tanto azzardata, e sopratutto perchè la procedura lasciava la possibilità a grossi margini di errore per via ad esempio, della difficoltà nel determinare il momento esatto del trapasso ma sopratutto perchè anche nei soli sei casi esaminati, due furono dichiarati invalidi perchè la bilancia non era riuscita a registrare il valore, e dei rimanenti soltanto uno ha registrato un improvviso calo di peso di questi famosi 21 grammi, mentre per gli altri reagivano in maniera altalenante, avvicinandosi ai 21 grammi per poi aumentare e successivamente perdere di nuovo peso.
MacDougall stabilì quindi il valore di 21 grammi come la media approssimativa dei calcoli e delle misurazione eseguite ma evidentamente in ambito scientifico una prassi del genere non può essere considerata valida. Da allora l'esperimento non fu più riprovato e benchè i risultati fossero stati “bocciati” scientificamente, ancora oggi perdura la convinzione che il peso dell'anima sia davvero di 21 grammi a conferma del fatto che questa credenza ormai sia diventata più una sorta di leggenda metropolitana pseudo scientifica. Scrivendo questo articolo però mi è subito venuta in mente un'associazione diretta di un esperimento analogo avvenuto circa trecento anni prima di quello del Dott. MacDougall per le modalità di esecuzione ma con tutta un' altra valenza sia scientifica che di competenze. Sir Walter Raleigh, navigatore, corsaro e poeta inglese fu la persona che favorì il dilagare dell' uso del tabacco in Inghilterra perchè di moda alla corte di regina Elisabetta I. Fu proprio con lei che il nostro avventuriero scommise di poter pesare il peso del fumo....
in effetti sembrò un'impresa tanto bizzarra quanto impossibile, il fumo ovviamente non ha nessuna consistenza, sarebbe stato come pesare l'aria o appunto, come tentò di fare il Dott. MacDougall, l'anima umana. Ma il furbacchione cosa fece...... pesò un sigaro nuovo e ancora intatto, poi lo accese e se lo fumò stando attento a far ricadere la cenere su un piattino che aveva posizionato sulla bilancia. Una volta terminato il sigaro, appoggiò il mozzicone nel piattino insieme alla cenere, e pesò quanto rimasto. La differenza tra il peso del sigaro intatto e dei resti di quello fumato ne diede di conseguenza, il peso del fumo. E come in una nuvola di fumo si mischiano spesso le leggende, la storia e i racconti più o meno arricchiti di particolari per dar credito alle storie e renderle più credibili e ancora più incredibili ma come diceva il poeta e scrittore francese Jean Cocteau “cos'è la storia dopotutto? La storia sono fatti che finiscono col diventare leggenda; le leggende sono bugie che finiscono col diventare storia”.

Marco Pessina
Ghosthunter.it


2 commenti

Giuseppe :
Prima di scrivere su certi argomenti sarebbe bene studiare la Chimica di base. Quella delle scuole medie, per intendersi. Affermare che il fumo o l'aria non abbiano consistenza denota una pressoché totale ignoranza delle più elementari nozioni di Fisica. L'aria di una stanza al livello del mare pesa 1 Kg per metro cubo. La colonna d'aria sovrastante l'unità di superficie di 1 mq pesa circa una tonnellata. Quanto all'esperimento del sigaro si è semplicemente misurata quanta materia, grazie alla reazione chimica della combustione, si è tramutata in fumo il quale possiede una massa, essendo formato da atomi e molecole. E una massa, su di un corpo celeste munito di forza di gravità come la Terra, sviluppa una forza peso. | lunedì 01 gennaio 2018 12:00 Rispondi
Lorenzo :
Partendomi dal presupposto che attribuire una perdita di peso post mortem alla presenza di un'anima sia alquanto azzardato e che mi trovo pertanto in linea di principio d'accordo con il contenuto dell'articolo, esso poteva essere più esaustivo citando anche fonti non confermate. Tralasciando la parte già espressa molto bene da Giuseppe, nell'articolo viene detto che l'esperimento non fu più riprovato, questo è vero in parte. Per completezza d'informazione nell'articolo si sarebbe dovuto citare un "fantomatico" esperimento condotto nel 2007 e che diede, secondo fonti non confermate, il medesimo risultato di circa 21 grammi in meno al decesso dei campioni. E' mia opinione che per quanto una fonte sia priva di confermata, è giusto riportarla (specificando la mancanza di pubblicazioni e di chiarimenti sulla stessa) per dare un quadro più ampio possibile all'utente finale sulla notizia. Ci tengo a precisare che il mio è solo un appunto su una mancata completezza, e non sui contenuti e sulle conclusioni che condivido. | sabato 04 luglio 2020 12:00 Rispondi