I “viaggi della speranza”: chiariamoci le idee...

«è una piaga perché incrementa il randagismo, con affidi facili e superficiali, cani dati in adozione a persone inadatte, oppure persi per negligenza o superficialità; questo crea inoltre parallelamente vuoti istituzionali da parte dei territori interessati ai fenomeni dell’abbandono e del sovrappopolamento». Le associazioni animaliste impegnate in progetti di più “ampio raggio” ignorano in sostanza gli animali presenti nei canili dei propri Comuni.
Insomma, un tema importante e complesso, che divide anche gli stessi animalisti e che, secondo noi, è importante affrontare, anche per avvertire le persone che vogliono fare del bene che è necessario fare sempre attenzione.
Abbiamo provato a chiarirci le idee, chiedendo qualche informazione in più a Valeria Dotzo, presidente dell’Associazione Progetto Virginia di Vignate, che da oltre due anni, grazie all’aiuto di una volontaria di Napoli, si occupa spesso di cani provenienti dal Sud d’Italia.

Come funziona una staffetta e con che criterio si scelgono i fortunati pelosi che intraprendono il viaggio?
Innanzitutto, le nostre staffette vengono organizzate e gestite direttamente da noi; noleggiamo furgoni dotati di aria condizionata e ci occupiamo personalmente della presa e del trasporto. Non ci affidiamo quindi alle classiche “staffette tra volontari”. I cani che vengono scelti sono quelli più bisognosi, che difficilmente potrebbero condurre una vita da randagi, ma si cerca comunque si spostare i cani in base anche a criteri di adottabilità.

Portare altri cani al Nord non va a scapito degli ospiti dei nostri canili?
Non si possono nemmeno immaginare le condizioni degli animali e dei canili nel Sud italiano. Sebbene anche qui da noi esistano situazioni ad alta criticità, trovare un cucciolo, pradossalmente, è quasi difficoltoso; questo grazie a una mentalità e a una gestione del randagismo quasi “lussuosa”, se paragonata alla situazione generalizzata del nostro Sud. I nostri canili, è vero, sono pieni di cani adulti che nessuno vuole, ma la stragrande maggioranza degli adottanti cerca cani giovani e possibilmente di piccola taglia; non trovando ciò che cerca in canile, la strada più gettonata diventa l’acquisto, alimentando spesso il deprecabile fenomeno del traffico di cuccioli dall’Est. Quindi, un invisibile dei nostri canili rimarrebbe comunque tale, per colpa di una mentalità quasi impossibile da cambiare. Perché non provare a dare una possibilità a un cucciolo che, rimanendo al Sud, non avrebbe alcuna speranza?

Voi, come associazione, avete mai avuto problemi o brutte sorprese?
Raramente, proprio perché ci affidiamo a persone competenti, che da anni si occupano di randagismo; gli animali, prima di essere portati su, vengono tenuti in una sorta di quarantena, sverminati, vaccinati e sottoposti a tutti i trattamenti sanitari necessari al loro benessere, e se c’è anche il minimo dubbio riguardante qualche sorta di patologia non vengono assolutamente spostati.
Non dimentichiamo che lo spostamento di cani malati provoca solo pericolose zoonosi o epidemie, mettendo a rischio sia gli animali malati che quelli già presenti negli ambienti dove essi vengono ospitati.

Quindi, come conclude Valeria, «con gli animali bisogna usare prima di tutto la testa e poi il cuore, perché, a volte, cercando di fare del bene a tutti i costi, si rischia di creare solo ulteriori danni, sempre purtroppo solo a loro discapito».

Erica Lampognani