Presagi telepatici: quando la mente sembra poter anticipare il futuro

Ecco come Jung e Freud spiegarono razionalmente l'inganno del "presagio telepatico"

Telepatia

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Ho sentito suonare il telefono e, prima di alzare la cornetta, già sapevo chi fosse. Oppure: stamattina ho incontrato un amico che non vedevo da tantissimo tempo e a cui stavo pensando proprio in quel momento. O persino: l’altro giorno mi è capitato di dire la stessa cosa che stava dicendo in quel preciso istante la persona con cui parlavo.
Esempi sparsi di esperienze che tutti noi abbiamo avuto occasione di vivere. Esperienze che, inevitabilmente, ci fanno pensare di essere stati protagonisti di un fatto inspiegabile e probabilmente paranormale che prende il nome di presagio telepatico. Le strampalate teorie degli appassionati di parapsicologia non aiutano a fare chiarezza. Alcuni di loro sostengono che il cervello umano sia una specie di radio mentale in grado di percepire ipotetiche onde elettromagnetiche che viaggiano libere per il mondo. Tali onde ci permetterebbero di anticipare ciò che accadrà o ciò che sta per accadere. Altri ipotizzano l’esistenza di una 4° o 5° dimensione dove le leggi della fisica non valgono, e in cui saremmo in grado di entrare e uscire. Altri ancora sono convinti che tutti i pensieri degli esseri umani risiedano in un mondo parallelo da cui la telepatia ruba impressioni e idee. Per provare a riportare tutti questi ragionamenti su un piano razionale, diamo la parola ai due più grandi psicologi della storia: Sigmund Freud e Carl Jung.
Il primo spiegò con grande efficacia il mistero dell’incontro con una persona a cui si stava pensando pochi istanti prima. Stava camminando per strada quando incontrò una coppia di genitori la cui figlia era stata sua paziente. Curiosamente, stava pensando a quella coppia proprio pochi secondi prima. Niente di paranormale, però. La strada era dritta, larga e semideserta, spiegò Freud, e quindi probabilmente aveva scorto entrambi con la coda dell’occhio ma avevo rimosso quella percezione. Poiché i due non gli stavano molto simpatici, evidentemente il suo cervello aveva subito fatto riemergere in lui il loro ricordo. Molto interessante anche la spiegazione offerta dal suo illustre collega Carl Jung al caso della frase pronunciata o pensata all’unisono. Un evento che di solito si manifesta tra persone accomunate da un forte legame affettivo, come marito e moglie, padre e figlio, fratello e sorella. Se uno stimolo nell'ambiente è capace di innescare un preciso pensiero in una persona, spiega Jung, è molto probabile che lo stesso stimolo inneschi il medesimo pensiero in due persone accomunate da un vissuto comune. Come appunto marito e moglie, o fratello e sorella. Jung diede anche un nome a questa riflessione chiamandola teoria del sincronismo. Ipotizziamo che una sera marito e moglie stanno guardando in TV un servizio al telegiornale, durante il quale si parla di un personaggio politico che si trova in Brasile in visita di Stato. Giorni dopo, durante una chiacchierata a cena con amici, qualcuno nomina quello stesso personaggio politico e nella mente di entrambi scatta il collegamento tra il politico e il Brasile, Paese dove i due sono stati in vacanza l’estate precedente. Nello stesso momento, marito e moglie pensano a un aneddoto divertente successo durante quella vacanza. Quando la moglie dice a voce alta: “Sapete cosa ci è successo quest’estate in Brasile?”, al marito sembra di vivere un’esperienza extrasensoriale. Chiaro no? Non pensate che queste due spiegazioni siano molto più probabili di dimensioni parallele o di mondi popolati da pensieri in fuga? Aspettate, userò i miei poteri telepatici per leggere la risposta che la vostra mente ha appena formulato. La risposta è “sì”, giusto?
Marco Pessina

1 commenti

Melelù :
Io sono dell'idea per te strampalata che il cervello sia proprio una radio mentale. Ad es. a me una volta è venuto in testa Sgarbi e poi l'indomani ho saputo che era nella mia città, un altra volta mi è venuto in testa un nome e poi quando sono uscita da casa ho incontrato questa persona, un altra volta pensavo a un amico e mi è venuto in mente Vasco poi ho sentito il mio amico è mi ha raccontato che stava montando il palcoscenico per ospitare Vasco un altra volta mi è venuto in testa un viso di una persona che conosco di vista e l'indomani l'ho incontrata. | giovedì 04 febbraio 2016 12:00 Rispondi