Da ottobre a marzo il Gufo Comune trascorre le giornate sullo stesso albero
L’autunno è stagione di cambiamenti nel comportamento degli animali, alcuni emigrano in posti più caldi, altri vanno in letargo, altri ancora si radunano per passare insieme la stagione più fredda dell’anno
E’ il caso di un uccello, il Gufo comune.
Ho potuto constatarlo di persona alcuni anni fa, in un boschetto a Rodano ne ho visti una decina appollaiati sugli alberi.
L’anno scorso li ho notati in un parchetto a San Felice di Segrate, segnalati dall’amico ornitologo Antonio Peruz. Pochi giorni fa lo stesso Peruz ne ha fotografati due su un albero del giardino di casa sua a Premenugo di Settala.
Un mese fa, a Peschiera Borromeo, in un giardino condominiale di Via Deledda ne ho fotografati 6, su
segnalazione dell’amico Angelo Bozzi, il quale mi ha informato che la loro presenza si ripete da circa dieci anni nel periodo tra ottobre e marzo.
Il Gufo comune è l’unico rapace notturno che in inverno si riunisce appollaiato. Da ottobre a marzo, infatti, i gufi comuni trascorrono le proprie giornate sullo stesso albero dal quale poi s’involano la sera, per andare a caccia.
All’inizio della primavera si disperdono, abbandonando il dormitorio (“roost”), per accoppiarsi e nidificare.
Il Gufo comune appartiene all’ordine Strigiformes, famiglia Strigidae, nome scientifico Asio otus.
E’ caratterizzato da due ciuffi di lunghe piume in mezzo alla testa, sopra le orecchie, che di solito tiene erette. La sua lunghezza varia dai 35 ai 40 centimetri, mentre l’apertura alare è di 80-90 cm. La coda misura da 12 ai 15 cm ed il peso varia da 300 a 400 grammi. Le femmine sono più pesanti dei maschi.
E’ un rapace notturno di medie dimensioni. Caccia, esclusivamente di notte, una grande varietà di piccoli animali, topi, toporagni, talpe, scoiattoli, ratti, insetti e uccelli. Durante il giorno, dorme nelle cavità degli alberi o nei vecchi ruderi, perfettamente mimetizzato grazie alla livrea di colore bruno macchiettato.
Testa, collo e parti superiori delle ali mostrano, infatti, una colorazione fulvo-marroncino; le parti inferiori e i fianchi variano da sfumature giallo- ocra al castano chiaro con strie nerastre. Di notte, è possibile distinguere un Gufo comune in volo proprio dal candore della parte inferiore delle ali in cui sono evidenti delle semilune carpali nere. I due sessi sono simili.
Come tutti i rapaci notturni, ha gli occhi in posizione frontale all’interno di due dischi facciali divisi da una “V” centrale, bordata di bianco, che separa i due bulbi oculari giallo-arancioni.
Il Gufo comune crea il nido quasi esclusivamente in vecchi nidi di corvi, gazze, cornacchie, falchi o aironi, occasionalmente sul terreno. I nidi sono quasi sempre situati in luoghi boscosi, spesso nascosti da arbusti, viti o rami e sono comunemente a 5-10 metri di altezza.
La tecnica per la difesa del nido dei gufi è impressionante: la femmina distende ampiamente le ali rivolta verso l’intruso, allarga le penne remiganti e abbassa la testa. Questa posizione la fa apparire due o tre volte più grande di quanto sia in realtà. Le femmine inoltre utilizzano una tattica di distrazione vicino al nido: fingono di catturare una preda o di avere lesioni, volando lontano dal nido fino a terra ed emettendo vari rumori.
Il nido è rivestito con strisce di corteccia, piume, foglie e muschio prima che le uova vengano deposte.
Tra marzo e maggio la femmina depone 4-5 uova, inizia a covare dopo che il primo uovo è stato deposto, in modo che una covata possa schiudersi in un periodo di 6/8 giorni, di solito è esclusivamente la femmina ad occuparsi della cova, che dura 25-30 giorni e, in questo periodo, viene nutrita dal maschio. In annate particolarmente favorevoli le coppie possono portare a termine sino a due covate.
I pulcini iniziano a muoversi dal nido verso i rami vicini a circa 3 settimane dalla schiusa, ma diventano indipendenti dai genitori in circa 2 mesi.
Il Gufo comune è una specie comunemente diffusa in tutta Europa. In Italia è sedentaria e nidificante nelle regioni del centro e del nord.
L’areale lombardo di svernamento è localizzato in pianura e nelle zone collinari.
Walter Ferrari